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Pop Corn – Cinema&Food: Le ricette della signora Toku uniscono tre generazioni

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a cura di Nicola Carbonara

Sentaro cucina dolci tipici giapponesi, i dorayaki, in un chiosco di città. Deve lavorare sodo tutti i giorni e duramente per ripagare un debito a vita. Lui è uomo solitario, che ha deciso di chiudersi al mondo, e la sola compagnia che tollera è quella di una ragazzina priva di mezzi, cui regala i dolci che non sono riusciti perfettamente. La sua vita scorre in una sorta di rassegnata quotidianità, quando ad un tratto si presenta da lui, in cerca di un lavoro, l’anziana e sola signora Toku, dalle mani sfigurate dalla lebbra. La sua confettura di fagioli rossi è la più deliziosa che Sentaro abbia mai assaggiato e presto la signora Toku comincia a lavorare nel chiosco.

Queste tre figure solitarie finiscono coll’incrociare i loro destini in maniera delicata e indelebile. A fare da sfondo a tutto è la cucina dei dorayaki, che diventa narrazione poetica attorno ai personaggi che presto cominciano a tessere un legame importante.

Il film, girato da Naomi Kawase, tratto dal libro di Durian Sukegawa nome d’arte di Tetsuya Sukekawa, mostra sapientemente come sia differente la cucina fatta per lavoro da quella nutrita dal piacere e dalla forza del sentimento. Presentato a Cannes nel 2015, il film vede nel cast Kirin Kiki, Masatoshi Nagase, Kyara Uchida.

Ancora una volta il cinema giapponese racconta con raffinata essenzialità, senza retorica e con precisione e leggerezza, dinamiche semplici eppure straordinarie, dosando magistralmente il tono fiabesco all’esigenza drammatica della storia.

Eppure, in un contesto in cui regnano solitudine e drammaticità, addolciscono le lunghe sequenze di preparazione dei dorayaki o le suggestioni regalate dalle riprese dei ciliegi in fiore. Le immagini e le sensazioni, che queste evocano, parlano più dei dialoghi che sembrano nascondersi nella bellezza di vivere in una cucina semplice. La cucina e l’arte del preparare diventano l’occasione per instaurare un’amicizia che unisce tre generazioni differenti. Il contesto per dar vita ad una famiglia diversa dalle altre diventa anche un contesto di autenticità e bellezza, di una serenità e di una ritrovata voglia di vivere.

 

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