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‘Talento Nostrano’. L’intervista a Stefano Ciotti e il racconto della sua cucina di terra e di mare

Nel 2022 Pesaro è stato proclamata Città della Cultura 2024: un anno importante che permetterà alla città di iniziare un viaggio per mostrare l’essenza stessa del suo territorio. Un viaggio che parlerà di arte, territorio, identità e cultura enogastronomica; la cucina marchigiana è variegata come i suoi panorami: è quella rustica dei monti, saporita delle colline e raffinata del mare. Scopriamo in anteprima uno dei suo massimi rappresentanti: Lo chef Stefano Ciotti il suo Ristorante Nostrano posizionato proprio sul litorale pesarese, stellato dal 2017.

Stefano quale è il percorso che ti ha portato ad aprire il tuo ristorante davanti al mare di Pesaro?
Sono Nato a Rimini, classe 1973, mi sono formato all’interno delle cucine di Gino Angelini e Vincenzo Cammerucci. Nel 1992 ho iniziato a lavorare alla Taverna Righi di San Marino con Luigi Sartini, nel 1996 al Don Alfonso a S. Agata sui Due Golfi al fianco di Alois Vanlangenaeker. Negli anni successivi seguono diverse esperienze, tra cui l’Armani Cafè di Parigi, collaborazioni con Gianfranco Vissani e il Ristorante Diana a Riccione in viale Ceccarini. Dal 2004 divento executive chef al Carducci 76/Vicolo Santa Lucia di Cattolica. Nel 2009 ricevo il premio come “Miglior chef emergente per l’Italia del Nord” curata e ideata da Luigi Cremona. Nel 2015, decido di aprire il mio ristorante “Nostrano” sul lungomare di Pesaro, accanto alla “Sfera Grande” di Arnaldo Pomodoro. Nel 2017 riceve una stella Michelin.

Parlaci del tuo Ristorante e del perché ha questo nome: “Nostrano”?
Il mio Ristorante Nostrano apre a Pesaro nel 2015 e parla di appartenenza alla propria radice. Essere “Nostrani” per me, significa essere fortemente connessi ai propri luoghi, non solo quelli fisici e territoriali ma anche quelli più intangibili, invisibili legati alla propria natura e al proprio mondo interiore. Il Ristorante con le sue ampie vetrate, si trova immerso con lo sguardo nel mare adriatico.

Il suo interno curato dall’architetto Andrea Trebbi omaggia la luce, e come una tela bianca che inneggia all’essenziale, rispecchia tutti i toni caldi e morbidi della sabbia del mare. Il sapiente uso dell’ottone impreziosisce la colonna ricoperta di scaglie di ferro battuto con la scritta “Nostrano” in ceramica bianca. Una panadora di forte presenza al centro della sala per agevolare il servizio. Un salottino morbido accogliente all’ingresso, a guardare la zona vini progettata come un piccolo caveau di vetro. Dal pavimento in legno di rovere, si stagliano comode
poltrone e tavoli nudi in ottone e resina il cui piano sembra un mare marmoreo dove la spuma rifluisce sul bagnasciuga. pronto a ospitare gli ospiti per una “giornata al mare” questo il nome del nostro menù degustazione.

Continua a leggere l’intervista a pagina 38. Sfoglia il magazine qui sotto

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