André Chiang

André Chiang dice no alla stella Michelin

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In un cielo che si fa sempre più stellato, c’è chi, come André Chiang, fa una scelta controcorrente, per alcuni assurda e discutibile, sicuramente coraggiosa. La notizia arriva nello stesso periodo in cui in Italia, “La Rossa”, durante cerimonia della sua 63° edizione, faceva entrare o confermava nell’Olimpo degli stellati, ben 26 ristoranti.

André Chiang chiude il suo più celebre ristorante a Singapore

Mentre il firmamento della ristorazione italiana si illuminava di nuove luci, dall’altra parte del pianeta, a Singapore, uno dei simboli del panorama gastronomico asiatico, André Chiang, rinunciava all’ambito riconoscimento.
Nulla da discutere di fronte al suo ritiro a Taiwan, lontano dai riflettori, e alla sua affermazione: “Sono un perfezionista, e il mio ristorante è già perfetto così”. Un terremoto per la ristorazione di Singapore, un’eco di commenti tra lo stupore e lo sbigottimento generale. Perché quando ti chiami André Chiang, una notizia come la chiusura di uno dei ristoranti di maggiore successo del sud e asiatico fa il rumore di un meteorite che si schianta sulla terra. Classe 1976, un successo maturato in trent’anni di lavoro, un talento riconosciuto dell’alta cucina orientale, con un’impostazione francese.

La riscoperta gastronomica del Sud Est Asiatico

Ad André Chiang si deve forse il lavoro di riscoperta gastronomica del Sud Est Asiatico e il suo ristorante più apprezzato a Singapore (2 stelle Michelin) è il frutto di un approccio alla cucina che è prima di tutto benessere personale e trasmissione di sapere. Non a caso, entra a far parte dei World’s 50 Best Restaurants. Il 14 febbraio 2018, per noi occidentali la festa degli innamorati, André Chiang abbandona il suo primo amore, il suo ristorante, per dedicarsi al suo amore per eccellenza: cucinare e basta.

Senza pressioni, senza stress né riflettori, solo con la gioia di farlo e senza più sacrificare la vita privata: la scelta di Chiang parte dal desiderio di fare un passo indietro per andare avanti.
Il mago della perfezione arriva alla riflessione che sia più importante e piacevole cucinare per crescere umanamente e professionalmente, che per gloria o per la smania dei like. Torna a casa Mr. Chiang, a testa alta, certo e la strada giusta sia tornare all’essenza della cucina, quella scevra dalle ansie degli occhi puntati, quella lenta di chi mette attenzione al proprio mestiere, alle mani e al carico di cultura che si porta dietro. Quella cucina che è una questione più semplice di ciò che è diventata per molti, è crescita personale e umana, è formazione di chi vuole sempre superarsi, di chi quel cielo stellato non lo vuole semplicemente raggiungere, ma vuole portarlo dentro di sé.

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