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Sonia Peronaci: la ricetta per sfondare sul web

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Ama definirsi imprenditrice digitale, e nessuno lo è più di lei, di web food star parlando, perché nel 2006 ebbe il grande intuito di portare la cucina sul web con Giallo Zafferano.
Da allora di strada ne ha fatta molta. La sua pagina Facebook è seguita da oltre 620 mila persone e con la Factory, inaugurata a Milano nel 2017, Sonia Peronaci ha aperto a tutti la sua casa.

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Non ha perso il sorriso e la determinazione durante il periodo di Lockdown: eventi sospesi e porte serrate, ha tenuto compagnia ai follower con le sue video ricette e ha approfittato dello stop viaggi e consulenze per rinfrescare i vecchi contenuti digitali.
E noi, mentre in cucina dava sfogo al suo amore creativo ai fornelli, le abbiamo chiesto di raccontarsi, di parlarci della
Sonia donna, imprenditrice, cuoca, scrittrice e presentatrice.

“Vengo da una famiglia di ristoratori e ho iniziato a cucinare
sin da bambina. Pensai subito però che da grande non volevo
avere un ristorante. Ho trascorso l’infanzia vedendo i miei
genitori pochissimo; l’attività ristorativa è così, ti lascia poco
tempo per qualunque altra cosa e io non volevo cadere nella
stessa trappola. Ma amavo cucinare. Sono cresciuta per altro
con una nonna che per noi nipoti preparava piatti e dolci
buonissimi. Poi da ragazzina è arrivata la passione per la
tecnologia e quando ho potuto navigare per la prima volta sul
web per me è stata una vera folgorazione!”.

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Due passioni che sei riuscita ad unire…
Sì, ho voluto unire l’amore per la cucina con la passione per Internet e così nel 2006 è nato Giallo Zafferano. Un progetto che ho messo in piedi assieme al mio attuale compagno Francesco Lopes. Insieme abbiamo trovato un modo per poter parlare di cibo ma senza avere un ristorante. Per altro parlare non a poche persone, ma a tutto il mondo; perché questa è la potenza di Internet.

Come avete avuto l’intuizione?
In verità lo abbiamo fatto guardando cosa accadeva all’estero,
dove il web era anni avanti a noi. Ci siamo detti che questa tendenza sarebbe arrivata anche in Italia. Sapevamo che
Internet non era una moda passeggera, ma che avrebbe cambiato il mondo, il modo di lavorare. Così abbiamo iniziato a postare ricette. Siamo partiti con le ricette di famiglia, con i grandi classici della cucina italiana.

Quanto ci avete impiegato a lanciare questa novità in Italia?
Oh ci abbiamo messo almeno 4 anni prima di iniziare a guadagnare. L’Italia non era pronta, ma sin da subito abbiamo
riscontrato che alle persone piaceva; il sito aveva un grande traffico di utenti e sapevamo che eravamo sulla strada giusta.
Nel 2008 e 2009 infatti è arrivato il boom di Facebook che
ha avvalorato il nostro pensiero e progetto. Il sito è cresciuto
sempre più e Giallo Zafferano è stato acquistato da un web editor: Banzai Media iniziò a raccogliere tutti i siti di
tendenza e da lì la strada fu tutta in salita, con oltre 4 milioni
di utenti al mese. Poi arrivò Mondadori ad acquisire tutto il pacchetto digitale e nel 2015 hai deciso di lasciare il progetto e intraprendere una nuova strada. Avevo tante idee e la voglia di mettermi in gioco con qualcosa di nuovo. Ho aperto il soniaperonaci.it ma quello che mi mancava, anche con Giallo Zafferano, era avere un luogo fisico tutto mio dove poter incontrare le persone, fare un social brunch, dei meeting. È seguendo questo desiderio che è nata la Factory.

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Qual è stata la chiave del successo della Sonia’s Factory?
Sicuramente il social brunch ha riscosso molti consensi.
Abbiamo sin da subito chiamato influencer, blogger e per loro è stato un modo per incontrarsi e conoscersi. Sai, magari ti conosci sul web, ma non hai modo di sederti insieme e chiacchierare. Incontrandosi si ha l’occasione di far partire nuove idee e progetti. E poi ai brunch partecipano anche sponsor: aziende con i loro prodotti. E spesso nascono opportunità di lavoro: blogger che aprono collaborazioni nuove con le imprese…
Gli eventi vennero da sé, quasi per caso. Iniziai a farne qualcuno e la voce si sparse. Le persone iniziarono a contattarmi per chiedere come partecipare, c’è stato il passa parola. Ed oggi sono diventati una parte preponderante del nostro business.

Cosa significa essere una imprenditrice digitale come te?
Significa migliorarsi sempre, acquisire nuove competenze, studiare, aggiornarsi, stare attenti alle mode del momento. Devi avere tante abilità, dalla cucina al web, dalla fotografia e video all’organizzazione di eventi… È un lavoro complesso e molto vario. Quello che fa la differenza è la qualità, lo studio. E poi ovviamente devi mantenere una tua personalità per essere riconoscibile.

Parliamo di Sonia in cucina. Come si è evoluto il tuo modo di cucinare nel tempo?
Le prime ricette del 2006 erano ricette basiche, anche perché
allora non c’erano così tante informazioni come ora. Oggi sul
web trovi tutte le ricette che vuoi, allora no. Se volevi fare una ricetta tradizionale regionale non sapevi dove trovare le informazioni. E così proponevo le lasagne, la bolognese, la pasta con le vongole, queste cose qui.
Poi iniziai a preparare le ricette moda del momento. Ti ricordi i grandi tormentoni? La torta zebrata, la torta magica, la chiffon cake… E dopo ancora anche io ho seguito lo sviluppo delle cucine
dei ristoranti. Abbiamo tutti capito che le ricette andavano
alleggerite, rivisitate in base al nostro stile di vita. Con le intolleranze e allergie ho voluto sviluppare nuove ricette, piatti fruibili da tutti.

E oggi quali sono le ricette che il pubblico del web ama di più?
Le ricette meno elaborate sono quelle che funzionano sempre, perché tutti le possono fare. Proporre ricette semplici non è così facile però… No anzi! Devi proporre cose facili ma innovative e belle. Trovare un equilibrio non è semplice: usare prodotti light ma stando sempre attenti alle tendenze del momento, a ciò che
piace.

Cosa ami di più cucinare?
I dolci e i lievitati. Sono quelli che ti danno più filo da torcere.
Lievitazioni e idratazioni altissime… ci stiamo evolvendo fin troppo forse, ma è divertente!

Progetti futuri?
Sto lavorando a un nuovo libro. E poi sicuramente vorrò tornare in televisione.

Ph. Credits: Marco Scarpa

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