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SHODAI, l’anima giapponese nel cuore di Bari

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Se fai parte della “generazione Goldrake” degli anni 80 e porti nel cuore l’amore incondizionato per il Giappone, pare che questo amore cominci sin da subito a scorrerti nelle vene senza più abbandonarti, lasciandoti un segno indelebile, e che questo segno, poi, diventi il punto di partenza per creare qualcosa di raffinatamente nipponico. È accaduto questo a Rossella Pignatelli e Giuseppe Bellomo, proprietari del sushi restaurant & bar Shodai, situato nel centro del capoluogo pugliese, la più longeva e antica proposta di questo genere in città. Dopo aver vissuto tanti anni tra New York e Buenos Aires, sono stati loro a concretizzare l’idea di creare un ristorante nipponico.

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In una location di estremo fascino, di recente rinnovata grazie all’articolato studio e lavoro dell’architetto Erika Giampaolo, che ha curato ogni particolare del locale, Shodai propone un vasto menù di piatti tipici del Sol Levante. L’obiettivo è stato quello di creare un ambiente originale, intimo ed elegante, che potesse accompagnare al meglio i clienti che amano degustare il cibo giapponese. A condurre la brigata, composta da undici professionisti, è lo chef maestro Moriyuki Suzuki, che dopo aver operato in Giappone, sua terra natale, ha acquisito un’enorme esperienza in Nord America e in Europa. Ad affiancarlo sono il signor Asato e lo chef peruviano Jorge Benvenuto, perchè si è voluto aggiungere un “corner” di cucina peruviana alle proposte nipponiche. Importanti per tutti i componenti dello staff che si sono avvicendati negli anni sono stati gli insegnamenti del primo executive chef Richiiro Matsui.

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Da Shodai è possibile scegliere, tra tante proposte, il menù Omakase (in giapponese significa “lascio fare a te”) con il quale i clienti si affidano allo chef che propone i piatti frutto della sua creatività, utilizzando le migliori materie prime del giorno; non manca il sashimi marinato con l’alga kombu, i nigiri a base di Toro (ventresca di tonno); la salsa di soia e il wasabi sono elaborati dal signor Suzuki. Per i piatti peruviani si segnalano il “ceviche”, proposto in numerose varianti di pesce, il tiradito di pesce bianco e le carni marinate in salsa anticucho. Accanto ai tantissimi manicaretti, presentati con la precisione
e l’eleganza tipica dell’estetica giapponese, una ricca carta di vini, italiani e internazionali, per sottolineare gli accostamenti di gusti particolari e puri di una delle cucine più antiche e apprezzate al mondo. Non mancano i sakè e le grappe di riso, da sorseggiare in un clima di grande relax e intimità. “Shodai significa primogenito, ma anche leader, precursore, fondatore…maestro – ci racconta Giuseppe Bellomo – Infatti, è il primo per noi, il primo a Bari, il primo in Puglia per l’eccellenza della sua cucina. Oggi siamo a Bari ma anche ad Altamura, luoghi nati dalla passione, dall’impegno e dall’entusiasmo di chi ha fatto della cultura giapponese una seconda casa”.

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Oggi la cucina del Sol Levante è diventata quasi una moda, soprattutto un trend in crescita per chi fa ristorazione. Soltanto a Milano se ne contano più di 400. Parole come sushi, sashimi e wasabi non suonano più esotiche come qualche anno fa, diventate ormai pane quotidiano per quanti, anche in una pausa pranzo, scelgono il take away giapponese. Eppure, ci sono ristoranti e ristoranti e non si può fare di tutta l’erba un fascio. Shodai non si limita a proporre una gastronomia nipponica patinata e standardizzata.

Mangiare qui significa entrare in un mondo fatto di colori, profumi e sapori che vengono dal lontano Oriente, una filosofia che si concretizza nella ricerca della perfezione estetica, nel rigore delle portate, nell’importanza della tradizione, nell’esperienza prima di tutto visiva, e poi gustativa e tattile, che la buona cucina giapponese sa regalare. Shodai è proprio questo e continua, oggi come allora, a conservare quest’anima delicata e raffinata, senza snaturarsi o contaminarsi, frutto di chi con passione e ricerca, ha saputo portare in Italia il vento dolce del Sol Levante.

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