riso rizzotti food lifestyle

Riso Rizzotti. Intervista all’erede della cultura del riso nella Bassa Novarese

Pubblicato da

a cura di Chiara Mariani

Già dall’uscita Novara Est, la statale è costeggiata a destra e a sinistra da fazzoletti di terra quadrati che suggeriscono la stagione in corso, asciutti in inverno, allagati in primavera, in fioritura durante l’estate.
Merito di Camillo Benso Conte di Cavour, artefice dell’opera di ingegneria idraulica che ha permesso di creare un reticolato di canali unico al mondo, fondamentale per lo sviluppo della risicoltura nella Bassa Novarese. Tra questi campi troviamo la piccola Vespolate e la Cascina Fornace, dove più di un secolo fa nasceva l’azienda agricola della famiglia Rizzotti. “Papà ha creduto nel riso e nel ‘98 ha venduto la stalla e investito tutto per fare la riseria. Prima avevamo anche la zootecnica con 44 capi da latte e 120 da carne” racconta Luca Rizzotti, alla guida dell’azienda di famiglia con papà Fabrizio, quello che nel riso ci ha creduto da sempre. “Siamo un’azienda piccola e familiare, vendiamo circa 900 q di riso bianco all’anno ma ci sono voluti 24 anni per ottenere questo risultato. Il primo anno in cui è stata avviata la riseria abbiamo venduto solo 460 kg. Il vero salto di qualità è avvenuto circa 6 anni fa quando abbiamo deciso di investire nei migliori macchinari a disposizione, come il separatore Paddy del 1907 e le sbiancatrici a pietra Amburgo del 1924”.

Riso Rizzotti è una delle 3 aziende, su 900 della zona di Novara, a gestire l’intero ciclo produttivo del riso, così da controllare ogni fase della vita del chicco, mantenere una filiera corta e offrire al consumatore un prodotto di qualità elevatissima…
In più facciamo trasformazione per terzi che poi vendono per conto proprio, siamo arrivati a lavorare in un anno circa 10.000 q di riso tra il nostro e quello dei coltivatori della zona. Possiamo trasformare anche il riso biologico perché abbiamo un certificato di idoneità e puliamo tutto l’impianto in modo che non ci sia neanche un chicco residuo coltivato in modo convenzionale.

E alla domanda sul perché la scelta di non convertire la produzione in biologico risponde: Abbiamo fatto delle scelte strategiche differenti, concentrandoci maggiormente sul controllo dell’intera filiera.

Come siete diventati la prima azienda ad aver implementato una tecnologia sperimentale a basso impatto ambientale, che ha permesso di avere un chicco pulito ed ecosostenibile?
L’Ars Caloris è una caldaia “onnivora” che funziona con cippato, mais, pellet di legno e di lolla (buccia del riso). Questi vengono bruciati, i tubi di ferro scaldati e l’aria calda che ne deriva viene indirizzata nell’impianto di essiccazione. Non vengono rilasciati sui chicchi i fumi della combustione di gpl o gasolio come nei macchinari tradizionalmente utilizzati dalle altre aziende. Un valore aggiunto per il prodotto, in termini di qualità e genuinità e per tutti noi in termini ambientali.
Da parecchi anni buona parte dell’energia elettrica per alimentare la riseria proviene dai pannelli fotovoltaici installati sul tetto di Cascina Fornace.

Leggi l’intervista completa a pagina 42 del magazine. Clicca sull’immagine qui sotto e sfoglia il magazine

POTREBBERO INTERESSARTI