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Famiglia, amore e alambicchi. Nonino Spirit Brand of the Year

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Un’azienda con una visione rivoluzionaria che ha portato alla capacità di ridisegnare un distillato tradizionale per l’età moderna. È questa la motivazione del premio Wine Enthusiast Wine Star Awards di San Francisco, sezione Spirit Brand of the Year 2019, assegnato a Nonino. La distilleria di Percoto (Udine) è ufficialmente la migliore distilleria del mondo.

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Ma le idee rivoluzionarie per la famiglia Nonino non sono una novità e se il premio è arrivato a gennaio 2020 l’intuito “visionario” ha radici che affondano ben prima. Nonino è una delle poche distillerie italiane a produrre grappa in maniera artigianale, proprio come tradizione insegna, con alambicchi a vapore discontinui e tanta attività manuale . Da fine agosto a fine ottobre, ogni anno, si lavora anche di notte. Le vinacce vengono messe a fermentare il giorno stesso in cui le uve sono vinificate, e poi vengono distillate subito dopo. Passeggiare tra gli alambicchi profuma di storia e memoria, ma l’importanza e il valore di quei cesti riempiti a mano di vinacce e di quelle bottiglie che, luminose e raffinate, ti attendono a Borgo Nonino, un antico casale di fine ‘800 raccolto nella campagna friulana, li comprendi davvero solo incontrando una delle sorelle di famiglia. Antonella Nonino, la seconda delle tre figlie di Benito, arriva energica e sorridente. Tra le botti di cherry, dove andrà a riposare il famoso e amato amaro Nonino, pare volteggiare come una bimba che gioca, mentre rammenta felice l’infanzia che profuma di quintessenza. Mamma Giannola è ancora in America e assieme a lei ci sono Elisabetta e la nipote Francesca a festeggiare il premio; Antonella è rimasta qui, custode di casa, di un mondo meraviglioso di cui noi vogliamo sapere tutto. Assaggiamo la grappa Nonino tradizionale, quella di vinacce miste che la famiglia ha sempre distillato e che ancora oggi rappresenta il 60% della produzione; fermentata in purezza, con sentori di crosta di pane, i profumi erbacei che virano alla liquirizia, con quell’etichetta il cui focolare di famiglia resta identitario. Intanto Antonella ce lo racconta quel focolare: “Negli anni Sessanta ci fu il boom economico ed anche la richiesta di grappa tradizionale era alta. Molti trasformarono le loro distillerie in distillerie industriali, ma papà rimase fedele alla distillazione discontinua artigianale (alla fine di ogni cotta, ossia un ciclo di distillazione, si deve interrompere il processo per svuotare la caldaia e riempirla di nuovo con altra vinaccia). Quando mamma entrò in famiglia portava alle cene, dove lei e papà venivano invitati, la loro grappa, ma vedeva che questa veniva mandata in cucina e poi a fine pranzo o cena offrivano solo whisky, cognac e distillati di frutta, mentre la grappa restava “dietro le quinte”.

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“Mamma decise allora che doveva fare qualcosa per fa capire che la grappa aveva pari dignità di tutti gli altri distillati e ad un certo punto lei e papà pensarono che, proprio come il vino, forse la grappa avrebbe potuto nobilizzarsi se prodotta da un unico vitigno. Iniziarono col Picolit. Chiesero a tutti i contadini di tenere da parte le vinacce del Picolit, ma i contadini erano abituati ad ammassare le vinacce e inoltre non erano d’accordo su questa interpretazione e snaturamento della grappa. Mamma però, che a questo progetto ci credeva, ebbe l’intuito femminile di coinvolgere le donne. Disse a tutte le donne che avrebbe pagato le vinacce pure di Picolit 15 volte di più e così, ricordo che io e mia sorella andavamo con lei a prendere le vinacce: sacchi da mezzo quintale! Nel 1973 è nata la prima grappa Monovitigno®. Di questo distillato ne parlò Veronelli in un articolo, inserendo anche il contatto di mamma. Le persone iniziarono a chiedere informazioni e a prenotare alcune bottiglie e Giannola disse a mio padre che c’era bisogno di una bottiglia che facesse capire la preziosità di questa grappa. Benito arrivò a casa un giorno con un’ampolla da laboratorio. Tutti dissero che era più adatta per un profumo, ma questo ai miei genitori piacque tantissimo. Quello era proprio il vestito adatto per un prodotto unico!” Un prodotto che veniva imbottigliato a mano, con la prima etichetta carta di identità e il tappo argentato.
Eccolo il momento in cui il distillato tradizionale venne rivoluzionato, e ovviamente il costo non poteva essere quello di tutte le altre grappe “classiche”. “Con tutto il lavoro impiegato, non potevano venderla allo stesso costo di tutti gli altri distillati – continua Antonella -, e così tutti quelli che la avevano prenotata non la comprarono più. Le persone non erano pronte a comprendere il valore del Monovitigno®”. Fu così che Giannola iniziò a inviare in regalo le preziose bottiglie a tutti coloro che, secondo lei, avrebbero potuto apprezzarle e aiutare a creare e diffondere una nuova cultura della grappa. Bottiglie accompagnate da lettere che la donna scrisse di suo pugno, con l’invito a far visita al “mondo dei distillati di Percoto”, per assaggiare di persona la qualità di grappe nobili e profumate. “Casa nostra iniziò ad essere sempre piena di gente: è da allora che la nostra distilleria è aperta al pubblico”.

Mentre sorseggiamo i monovitigni Merlot e Moscato e quest’ultimo riempie la stanza di aromi di rose, Antonella sorride raccontando come i profumi che sentiamo degustando una grappa sono spesso legati al nostro vissuto, ai ricordi. “Mentre distillavamo mamma diceva che sentiva profumo di inchiostro! E ancora, oggi ogni, tanto mi pare di percepire questo aroma, anche se non ho mai scritto, come invece faceva lei da bambina, con il calamaio!”.

I Nonino di Percoto sono saliti alla ribalta grazie a Benito e Giannola, ma oggi sono Antonella e le sue sorelle, Cristina ed Elisabetta, a portare avanti la storia e la tradizione, fedeli alle pratiche della antica civiltà contadina: vinacce freschissime, umide e diraspate, poste a fermentare in tini di acciaio a temperatura controllata e poi subito distillate negli alambicchi riscaldati a vapore. Tre sorelle cresciute aiutando mamma e papà, innamorate della scintilla creativa di Giannola e di quella passione che ancora oggi porta Benito a “scendere” in distilleria la notte, per controllare le cotte. E intanto le porte si stanno aprendo anche all’ultima generazione. Francesca, una delle figlie di Elisabetta è già entrata nella squadra, mentre un’ondata di novità è portata da bartender di grido, che propongono cocktail a base di grappa Nonino, accanto all’agrumato e floreale Aperitivo BotanicalDrink, 100% vegetale e con ÙE® Acquavite d’uva Fragolino Monovitigno®. Nonino è amore e famiglia. Come potrebbe non essere la migliore distilleria al mondo?

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