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Nabemono. L’inverno giapponese riscalda con il cibo condiviso

Quando l’inverno in Giappone si fa più rigido, il cibo nipponico diventa una vera e propria coccola, non solo per il palato: piatti caldi e avvolgenti vengono serviti nei tanti ristoranti delle metropoli e delle città più lontane dal caos cittadino, raccontando una tradizione culinaria molto amata e che si adatta perfettamente a questo periodo dell’anno. Si tratta dei “nabemono” o “nabe“, una varietà di piatti a base di brodo caldo in cui gli ingredienti vengono cotti e consumati direttamente dalla pentola condivisa. Questa pratica non solo riscalda il corpo, ma rafforza anche i legami familiari e sociali.
I nabemono hanno una storia radicata nella cultura giapponese. L’origine risale all’antica pratica di cucinare cibi in un calderone su un braciere a carbone chiamato “irori”. Era qui che le famiglie si riunivano per condividere un pasto e godersi il calore del fuoco durante i rigidi mesi invernali. Oltre a soddisfare il palato, il nabemono è anche un’occasione per riunire amici e familiari che, seduti attorno al braciere, raccontavano storie e condividevano momenti di autentica socialità e leggerezza.
La classica pentola da nabemono è poco profonda con un riscaldamento integrato, o una pentola in ceramica, in cui si prepara un brodo di dashi, salsa di soia e mirin come base e poi si immerge carne, tofu, verdure e funghi in piccoli pezzi. Parola d’ordine: personalizzazione!

Infatti, preparare il nabemono significa poter “giocare” con una vasta gamma di ingredienti, come carne, pesce, frutti di mare, tofu, verdure a foglia verde, funghi e uova e tanti altri ancora.
Anche i commensali possono personalizzare il proprio piatto, aggiungendo condimenti come salsa di sesamo, salsa di immersione ponzu o salsa di zenzero grattugiato. L’importante è consumare il pasto direttamente dalla pentola: un gesto di condivisione che fa rima con amicizia, calore e famiglia.
Esistono diverse variazioni del Nabemono. Il Sukiyaki, ad esempio, è composto da sottili fette di carne (solitamente manzo), tofu, verdure e funghi, cotti in una miscela di salsa di soia dolce, zucchero e sakè. Gli ingredienti vengono immersi in una pentola con brodo caldo, e il sugo risultante viene usato come condimento per il riso.
Shabu-Shabu è il nome di nabemono, preparato con fette sottili di carne di manzo o maiale, foglie di cavolo Nappa, funghi e altre verdure vengono immersi rapidamente in un brodo bollente. Il termine “shabu-shabu” deriva dal suono che si fa immergendo e mescolando gli ingredienti nella pentola con le bacchette.
Lo Yosenabe è una festa di ingredienti, fatta con gamberi, pollo, pesce, verdure e tofu, tutti cotti in un brodo di dashi (un brodo a base di pesce e alghe), salsa di soia e mirin (un condimento dolce a base di riso).
Il Kimchi Nabe è una variante del nabemono influenzata dalla cucina coreana. Il kimchi (cavolo cinese fermentato e speziato) viene utilizzato come ingrediente principale e conferisce a questo piatto un sapore piccante e robusto. Spesso è servito con carne di maiale o manzo. Infine, lo Yuzu Nabe: questo nabemono è un po’ più raffinato e presenta uno dei tesori della cucina giapponese, il yuzu. Il suo succo e la buccia vengono utilizzati per dare al brodo un aroma fresco e agrumato.
Le varietà dei nabemono sono in realtà tantissime, diverse a seconda anche della zona del Giappone in cui ci si trova. La caratteristica generale di questo stufato giapponese è che, più gli ingredienti vengono lasciati a mollo nel brodo, più questo si insaporisce. E alla fine, per non sprecare la zuppa rimasta nella pentola, si è soliti aggiungere del riso, per farne una sorta di porridge, oppure dei noodles.
Insomma, se vi capita di trascorrere qualche giorno di inverno in Giappone, lasciatevi tentare da una delle tante proposte di nabemono, soprattutto lasciatevi travolgere dall’atmosfera
arricchente di una gustosa e calda condivisione.

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