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Marco Bianchi: la salute è servita!

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Mai come in questa estate 2020, i prodotti della tradizione alimentare mediterranea sono stati protagonisti. Complice il lockdown, in primavera le cucine degli italiani sono state finalmente vissute: tutti hanno provato a panificare, sfornare dolci, a portare in tavola ricette nuove.
Poi per le vacanze abbiamo, gioco forza, prediletto la nostra Italia e riscoperto così i piatti tipici e i prodotti genuini della terra. Un’occasione da non perdere per acquisire maggiore consapevolezza di quello che mangiamo, per imparare a non abbandonare di nuovo le cucine a favore dei piatti preconfezionati sull’onda della “fretta da impegni di lavoro”, perché i latini già insegnavano: “Mens sana in corpore sano”.
L’obbligo a fermarci è stata di sicuro per molti un’opportunità di riflessione, per rivedere le nostre priorità e, perché no, capire che la tavola è meglio imbandirla con amore e viverla
per prenderci cura del nostro corpo.

La dieta mediterranea rappresenta una parte fondamentale di tutti noi: sia quella legata alla nostra cultura, al piacere di stare a tavola in compagnia e di cucinare per chi amiamo, sia quella legata al benessere, al modo semplice e intuitivo che abbiamo per usare il cibo come nutrimento efficace per mantenere sano il nostro corpo. Non ci resta quindi che
allacciarci il grembiule, tirare fuori le padelle e divertirci e sperimentare insieme!”.
Sono le parole di Marco Bianchi, da pochi giorni in libreria per HarperCollins con il suo nuovo libro che si intitola proprio “La nostra salute a tavola”.
Un libro di ricette, sì, ma prima di tutto un inno alla nostra cucina e una facile guida per capire come, con abitudini semplici, la dieta mediterranea possa essere una straordinaria
alleata nella protezione cardiovascolare e metabolica e nella sostenibilità ambientale.
Perché Marco Bianchi non è solamente il personaggio televisivo di Geo&Geo, Detto Fatto o La Prova del Cuoco.
Marco è prima di tutto un tecnico e un divulgatore scientifico: per molti anni ha lavorato presso l’Istituto FIRC di oncologia molecolare di Milano e poi con la Fondazione Umberto
Veronesi.
Il modello mediterraneo è un esempio eccezionale di alimentazione volta al benessere fisico, una dieta che molti di noi già segue senza saperlo. Non è un caso, infatti, che
la dieta mediterranea sia dal 2010 un Patrimonio Culturale Unesco, quel patrimonio che lo stesso Marco Bianchi ci ha raccontato in questi mesi, assieme a Angela Rafanelli, a Linea Verde estate.

Ed è proprio durante una delle ultime riprese della trasmissione che lo abbiamo incontrato.

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Marco, i tuoi studi forse dovevano o volevano portarti verso una carriera
diversa… Raccontaci un po’ di te e di quando e come la scienza e la passione per il cibo si sono incontrati.
Nasco come tecnico di ricerca biochimica, e quindi sono da sempre appassionato alla scienza. Oltre a ciò sono un curioso di natura e credo sia proprio la curiosità il denominatore comune di tutto quello che mi è accaduto in questo ultimo decennio.
Come tecnico e ricercatore ho avuto modo di avere colleghi eccezionali, di toccare a fondo la letteratura scientifica. Il dato scientifico mi ha rivelato le profonde correlazioni che ci sono tra quello che facciamo, il nostro stile di vita, e la nostra salute,
quindi la nascita di possibili patologie. Ho capito che l’argomento salute e alimentazione mi piaceva e interessava molto. E che volevo diffondere e comunicare tutto quello che avevo studiato, scoperto e compreso. E allora ne ho parlato ad Alberto Veronesi, durante una delle nostre solite chiacchierate.
Lui mi ha un po’ sfidato. Mi ha detto “Ma senti, prova a lasciare il bancone di laboratorio e chiacchiera. Prova a chiacchierare di salute e vediamo come va”.
E così, dopo una serie di progetti divulgativi, la cosa ha funzionato. Ed ecco che sono arrivati i libri che ho scritto, la presenza in televisione e tutto quello che poi ho fatto sino ad ora.

La cucina è una passione che avevi già prima?
Sì, è una passione che ha sempre camminato su una strada indipendente. Io ho iniziato a cucinare a 7 anni. Fin da bambino amavo stare ai fornelli, sperimentare, giocare, mischiare. E mia mamma me lo permetteva. Questa è stata una fortuna! Da allora non ho più smesso e non solo la voglia di cucinare è negli anni rimasta forte, ma nel tempo si è sempre più specializzata. Oggi posso dire che è una passione partita male ma che poi è
finita bene. Nel senso che all’inizio cucinavo e mangiavo di tutto e di più. Ma forse è stato proprio questo che poi mi ha permesso di appassionarmi al tipo di cucina che faccio oggi.

Hai utilizzato il termine “chiacchiera”, che è un termine bellissimo.
Perché chiacchierare significa arrivare a tutte le persone. Quello che tu racconti oggi è la necessità di una consapevolezza che tutti dovremmo avere: la coscienza di quello che diamo al nostro corpo, perché quello che mangiamo determina il nostro stato di salute.

Questa consapevolezza è un processo che hai vissuto per primo sulla tua pelle?
Sì, in qualche modo sì. Su me stesso nel momento in cui ho iniziato a mangiare meglio e a perdere chili. Ero un diciottenne sovrappeso e ho capito che l’alimentazione aiuta a modificare il proprio stato fisico. Ma soprattutto direi che sono stato fortemente toccato e
influenzato dal fatto che nel mio percorso di studi avevo sotto mano diverse cartelle cliniche. E inoltre gli studi scientifici che supervisionavo e studiavo mi hanno letteralmente sbattuto in faccia che c’è una forte correlazione tra il nostro stile di vita e la patologia. Ho iniziato ad approfondire come prima cosa i problemi di diabete e glicemia, per poi passare alle patologie cardiovascolari. Quindi sì, è un percorso che ho fatto in prima persona e
che mi ha fatto abbandonare la pigrizia e il junk food. Ma soprattutto è stato fondamentale comprendere, attraverso la malattia altrui, la correlazione tra cibo e salute.

Parliamo un po’ del tuo nuovo libro “La nostra salute a tavola”.
La dieta mediterranea tra gusto, scienza e benessere”.

Come e quando è nata l’idea e quale è la differenza tra questo e i tuoi libri precedenti?
Negli ultimi anni mi sono focalizzato sul fattore emozionale della cucina. Questo libro invece è più informativo. Sono tornato alla mia formazione scientifica. Un po’ è stato anche il lockdown a ispirarmi. Mi sono detto: “In un anno così importante ci vuole qualcosa che aiuti ad avvicinarsi ad una scelta più consapevole, una guida che parli di prevenzione”.

E quale è la prevenzione oggi giorno migliore? È la dieta mediterranea.
Ho pensato così di parlare di piramide alimentare mediterranea; l’ho divisa a comparti di nutrienti e spiego perché è importante assumerli e quindi anche come organizzare la spesa per inserirli nella nostra dieta quotidiana. Dopo la spesa ci vuole poi anche un po’ di creatività ai fornelli, ed ecco le ricette: una base da cui partire per inventare altri
piatti a gusto personale!

Cosa non dovrebbe mai esserci in eccesso e cosa invece non dovrebbe mai mancare nel nostro frigo di casa?
Dovremmo imparare a limitare il consumo di carni lavorate: prosciutto, salsiccia, salumi. Non si dovrebbe mai andare oltre i 50 grammi alla settimana. Perché sono carni rosse
lavorate, contengono elevate quantità di sale e molti grassi. Tra le cose che non dovrebbero mai mancare ci sono invece i legumi, che sono un nostro grande patrimonio. Erano la proteina preferita un tempo, poi abbiamo però erroneamente preferito carni e altre cose. Negli anni Trenta, Quaranta, Cinquanta, la nostra dieta prevedeva il consumo di legumi anche quattro volte a settimana, cosa che adesso invece per molte persone resta un qualcosa da mangiare a volte, di tanto in tanto. Anche grazie a Linea Verde ho avuto la conferma di questa sana tradizione alimentare del nostro paese.

A proposito di Linea Verde estate. Ti sei trovato a condurre un programma che parla proprio di dieta mediterranea. Come è accaduto?
È accaduto un po’ per caso, mi ha chiamato il direttore di Rai Uno Stefano Coletta e mi ha chiesto se avevo tempo e voglia di vivere questa avventura in una estate particolare. Mi aveva allertato sul fatto che non sarebbero state le solite riprese, mi ha avvisato che forse le persone e gli chef avrebbero avuto risposte diverse dal solito… Ma sono molto soddisfatto, gli ascolti sono andati bene. Sono entusiasta della squadra e di tutti i professionisti con cui ho lavorato! Vorrei che ci parlassi dell’importanza di stare a contatto con la natura, con gli animali, il conoscere quello che la terra ci regala. Beh, io ho avuto la possibilità di visitare parchi faunistici protetti, di stare a contatto con piccoli caprioli, cervi, di liberare una poiana, di nutrire le caprette, accarezzare la bufala più bella d’Italia. Tutte queste cose non capitano spesso, ma la verità è che possono farle tutti. E qui torno
al discorso della curiosità: essere curiosi vuol dire muovere anche le nostre barriere. Dobbiamo avere voglia di uscire di casa, di andare a visitare luoghi e sperimentare cose nuove. Facciamo un salto indietro ai tuoi studi scientifici. Hai raccontato e racconti l’ambiente che ci circonda in casa, per fare informazione sull’inquinamento che inconsapevolmente creiamo a causa dei nostri comportamenti, anche in cucina.

Ci dai un consiglio a proposito di questo?
Ho fatto una collaborazione che mi ha lasciato interdetto, perché ho toccato con mano l’inquinamento ambientale indoor e mi sono reso conto che per chi lavora in cucina il rischio è molto elevato. Da lì ho iniziato a prestare una grande attenzione e ho migliorato i comportamenti giorno dopo giorno. Sicuramente quello che consiglio è di rivolgersi    ad un esperto, almeno una volta, e far valutare l’aria che respiriamo. Perché spesso abbiamo tanta paura di quello che mangiamo, dell’aria fuori perché è inquinata, ma in casa come siamo? Che prodotti utilizziamo per detergere la casa? Come cuciniamo? Con quali attrezzature? Perché tutto questo determina un inquinamento incredibile.

Restando in cucina, c’è una ricetta mediterranea a cui sei particolarmente affezionato?
La pasta al pomodoro! Nei mesi di viaggio con Linea Verde mi è tanto mancata. Ho assaggiato delle cose meravigliose: legumi nascosti, primi piatti con grani antichi, ricette di vecchie tradizioni. Però avevo voglia di pasta al pomodoro! Il pomodoro è il mio alimento preferito: dalla pizza alla bruschetta, mangiato così da solo fresco e maturo, in insalata. È il mio confort food, un po’ perché mi riporta al nonno, che mi ha insegnato a
cucinare, un po’ perché amo il suo sapore.

Stai già pensando a progetti futuri?
Sto lavorando a un nuovo libro. Ma per ora non vi svelo niente! Curiosi di scoprire quale sorpresa ci riserverà Marco, intanto, come lui ci esorta, allacciamoci il grembiule, tiriamo fuori le padelle e divertiamoci, sperimentando nuove ricette, tutte
mediterranee.

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