Non ha tardato ad entrare nei cuori del pubblico della stagione 2022 di Bake Off Italia e ha inaugurato il nuovo anno affiancando Damiano Carrara alla conduzione di Cake Star. Classe Novanta e origini campane, Tommaso Foglia ha iniziato a far parlare di sé quando, nel 2020, fu eletto miglior “Emergente Pastry”, unico under trenta. Ma la scalata al successo, o meglio la determinazione a fare della sua passione una professione a trecentosessanta gradi, è iniziata ben prima.
Tommaso è un giovanissimo talento la cui storia sino a qui scritta già prelude il miglior lieto fine: sarà (e forse lo è già) un altro grande nome della pasticceria italiana. Una storia che inizia a Nola, in tenerissima età, quando, figlio di panettieri, inizia a scoprire il primo amore, quello per i lievitati.
“Il legame con i lievitati – racconta – e con la mia famiglia è un legame della memoria. I miei genitori erano giovanissimi quando nacqui e, con tutti i sacrifici che stavano facendo per portare avanti l’attività, non avevano molto tempo libero. Così mi portavano con loro in panetteria, e io giocavo in laboratorio, con le farine e gli impasti. Quello per i lievitati, dunque, è un amore nato come vero e proprio gioco, infatti per molti anni non lo vidi mai come un lavoro. Però da lì al sogno di portare avanti, da grande, la tradizione di famiglia, il passo è stato
breve”.
Ma a volte il destino, solleticato dall’attitudine, ha fantasia e sogni più grandi dei nostri. A soli diciotto anni, nel 2008, Tommaso Foglia entra come stagista nelle cucine del Don Alfonso 1890, lo storico ristorante bistellato a Sant’Agata sui Due Golfi, della famiglia Iaccarino.
Umiltà, confronto e piedi ben piantati a terra sono i valori di cui subito fa incetta, e che gli rimarranno radicati dentro per sempre. “Don Alfonso fu la prima persona che incontrai – ricorda – quando arrivai al ristorante. A scuola mi avevano detto di chiedere di Mario Iaccarino e così feci. Arrivai e chiesi di lui a un uomo vestito con una salopette, che stava facendo ritorno dalla campagna. Parlai con Mario e chiesi alla fine se potessi stringere la mano a chef Alfonso. ‘Hai parlato con lui poco fa quando sei arrivato!’ mi disse. Certo fui immediatamente colto da un grande imbarazzo, ma soprattutto mi stupì l’umiltà di una persona del suo calibro. Questo momento lo porto nella memoria come il primo insegnamento di semplicità, valori e modestia”.
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