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Islay: la distilleria galleggiante, regina del whisky

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Conosciuta come “La regina delle Ebridi”, Islay è la più meridionale delle Ebridi interne, a ridosso della costa occidentale della Scozia, ultimo suo avamposto nel mare prima di avvistare la costa nordirlandese. Lungo i suoi soli 40 km, si possono trovare ben 8 grandi distillerie di whisky: un numero che potrebbe ulteriormente ampliarsi visto il successo commerciale che Islay sta avendo tra il pubblico europeo e americano. Infatti, un quarto del single malt scozzesi esportati nel mondo arrivano da questa minuscola isola, una gigantesca distilleria galleggiante in mezzo al mare.

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Il terreno fertile, le meravigliose acque morbide e torbide ma soprattutto le ampie torbiere mescolate alle brezze marine fanno sì che ad Islay si producano i migliori whisky di malto al mondo e alcuni dei suoi Scotch sono fra i più rinomati della Scozia. Islay è certamente la regina del whisky, ma negli ultimi anni ha visto sorgere una moda piuttosto insolita: quella del turismo del whisky con i suoi whisky trails. Con 60.000 turisti l’anno, rimane una delle isole scozzesi più affascinanti da visitare grazie ai suoi paesaggi mozzafiato, alla straordinaria fauna selvatica e alle favolose spiagge.
Roccaforti gelose dei loro segreti, le rinomate distillerie si trovano sparse in location mozzafiato, con i caratteristici tetti a pagoda e i barili odorosi accatastati nei verdissimi cortili affacciati sul mare. Le distillerie del Laphoraig, del Lagavulin e dell’Ardbeg e Kilchoman ubicate sulla costa sud, sud-est dell’isola producono un whisky robusto, potente, molto torbato, con tracce di alga marina e salsedine, dovuto alla marea dell’Atlantico che arriva fino ai magazzini d’invecchiamento, mentre quelle della costa nord e nordovest, di Bowmore, Caol Ila, Bruichladdich e Bunnahäbhain producono invece whisky freschi, floreali, con un leggero sentore di torba.
La leggenda narra che le magiche nozioni della distillazione vennero importate da un monaco irlandese sul finire del Medioevo quando si cominciò a distillare l’orzo in eccedenza. In seguito, con l’introduzione dell’accisa sul whisky nel 1644, i distillatori, per sfuggire alla nuova tassa ed evitare di essere scoperti, si spostarono nelle remote valli e nelle grotte dell’isola, continuando però a distillare e far crescere ulteriormente la produzione di whisky. Di fatto nessun esattore osò mettere piede a Islay fino al 1797 sia per la grande riluttanza a raggiungere un luogo tanto remoto per l’epoca sia per i suoi abitanti considerati un popolo barbaro, che rifiutava l’idea di dover pagare imposte per il privilegio di produrre la bevanda natìa.
La definizione “scotch whisky” è legalmente protetta dal 1988, da quando il Parlamento britannico ha approvato un regolamento chiamato “Scotch Whisky Act”, che definisce “scotch whisky” un whisky con caratteristiche ben definite tra cui il fatto che può essere prodotto solo in Scozia e che per essere definito tale deve maturare per un minimo di tre anni in botti di rovere.
L’autentico whisky scozzese viene prodotto con orzo maltato, il cui processo qui non è industrializzato come nel resto del mondo. L’orzo viene prima fatto macerare in pozzi di acqua purissima per 50/60 ore, poi disteso a germogliare sui “malting floor”, ovvero pavimenti in pietra o cemento su cui viene tuttora girato a mano, per passare poi alla fornace alimentata a torba. Le immense distese di torba, che qui sono anche proprietà privata visto l’importanza che ricoprono nella produzione del whisky, sono impregnate di iodio dalle nebbie marine spinte nell’entroterra dai forti venti, che gli conferiscono quell’unicità che le contraddistinguono. La torba bruciando nei klin, i tradizionali forni dal tetto a pagoda, produce un fumo greve, grasso, pungente e penetrante che conferisce al malto quell’aroma speciale, che è poi quello che si trasmette alla fine allo scotch.
Ciò che può distinguere un whisky di malto da un altro, oltre alla torba, è anche la composizione dell’acqua: differente è la composizione delle falde, del sottosuolo e del terreno dove l’acqua scorre in superficie e differenti saranno i risultati.
Sferzata dagli aspri venti atlantici, con il suo carattere forte e l’atmosfera unica, Islay è un miscuglio struggente di bellezza e solitudine. Baie solitarie, cottage turchesi, piccoli fari sugli scogli, stradine sterrate che portano all’oceano, cieli sconfinati, luce iridescente. Profumi intensi di iodio e di torba, voli di uccelli e distese di erba verdissima, che il clima scozzese mantiene fresca e umida anche d’estate, dove greggi di pecore dal pelo folto e mucche curiose scandiscono il senso del tempo di questo paradiso, decidendo quando una macchina deve fermarsi e può ripartire.
E allora “alla salute” o, come si dice da queste parti, Sláinte!

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