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L’intervista a Francesco Panella, il Brooklyn Man della Tv al fianco dei ristoratori italiani

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L’Antica Pesa, nel cuore di Trastevere dal 1922, ha quasi raggiunto il traguardo di 100 anni di attività. Un ristorante che racconta la storia di una famiglia che ha tramandato la passione per la ristorazione e l’ospitalità, generazione dopo generazione. Soprattutto, un luogo, i cui muri hanno impregnato l’anima di Francesco Panella di dedizione e amore, sin da quando era un bambino.
Sì, proprio lui, il “Romano de Roma” e americano d’adozione, che tutti conoscono come il Brooklyn Man della Tv.
Francesco Panella
, noto volto televisivo di Little Big Italy, che da più di tre anni accompagna i telespettatori alla ricerca dei migliori ristoranti italiani in America, guidato da chi, proprio come lui, ha deciso di vivere il proprio sogno all’estero.
Un sogno che nel suo caso ha raggiuto vette importanti. Il suo concept bar di New York, Feroce, è stato infatti premiato nel 2018 come apertura dell’anno dalla Top Italian Restaurants del Gambero Rosso, mentre l’Antica Pesa, nel suo concept sbarcato a Brooklyn, è il ristorante frequentato da tutte le più importanti star mondiali: da Madonna a Jennifer Lopez, da Leonardo DiCaprio e George Clooney, per citarne alcuni.
Francesco Panella oggi è il più conosciuto e amato ambasciatore della cucina italiana oltreoceano. Ma torniamo al passato, a quei muri dell’Antica Pesa di Roma, che hanno accolto e cresciuto Francesco e che hanno fatto sì che lui definisca se stesso anzitutto un “ristoratore nell’anima”. È proprio da quest’anima, infatti, che parte il racconto di successi che, negli anni, Panella ha raggiunto, fino ad arrivare all’ultimo progetto televisivo, “Riaccendiamo i fuochi”, che ha debuttato il 26 ottobre sul NOVE.

Francesco, raccontaci chi sei.
Provengo da un ristorante che faceva una cucina molto semplice. Negli anni abbiamo fatto un lungo percorso conoscitivo e formativo, fino a diventare un punto di riferimento della ristorazione romana. Abbiamo uno stile moderno ma che si mantiene al di sopra di mode e tendenze, nel rispetto della tradizione culinaria della nostra terra. Poi… beh, vengo da una famiglia di genitori separati. Quando avevo 12 anni e mezzo, una notte sono stato dimenticato al ristorante. In quel momento, potevo decidere se andare a casa, che era al piano di sopra, oppure restare lì. Io decisi di restare al ristorante, perché lo sentivo molto più “casa mia”. Ogni giorno, dopo la scuola mi fermavo lì fino a tarda sera, era sempre pieno di persone. Credo che quello sia stato il giorno in cui ho capito che volevo e dovevo fare assolutamente quel mestiere. Soprattutto, che per fare questo lavoro dovevo metterci tanta passione, tanto amore, e, anzitutto, tantissima applicazione, disciplina. E la disciplina può essere una cosa dolorosa se inizi ad educarti a lei sin dall’età di 12 anni, ma la verità è che io credo che ci sia un solo dolore grandissimo, devastante e insuperabile nella vita: il rimpianto. Ho sentito subito la necessità di avere una fortissima disciplina, per raggiungere obiettivi sempre più grandi. Ma ho sempre saputo che non avrei mai potuto accettare un rimpianto. Sai, la disciplina può impattare sul tuo stato d’animo, ma essere disciplinato diventa poi un modo di essere, lo fai naturalmente. Il rimpianto invece è tanta roba, è qualcosa che poi ti porti dietro per sempre. Io non ho mai voluto e non voglio avere rimpianti!

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Cosa ti ha spinto nel 2012 a trasferirti oltreoceano?
Avevo voglia di mettermi in discussione e ho scelto un piccolo laboratorio a Brooklyn dove riflettere e cercare un percorso nuovo.

Disciplina, esorcizzazione del rimpianto e passione in tasca, Francesco Panella si fa subito riconoscere grazie ai suoi locali. E poi arrivano i format televisivi, da “Il mio piatto preferito” su Gambero Rosso Channel nel 2012, a “Brooklyn Man” nel 2013, a cui segue, un anno dopo, l’omonimo libro “Brooklyn Man. La guida insolita alla cucina di New York”, edito da Newton Compton Editori. Poi Canale 9 accoglie Panella come protagonista dello show che lo ha portato ad accrescere ulteriormente la sua notorietà: Little Big Italy.

Diventare un volto televisivo era una cosa che ti aspettavi?
Tutto è nato dalla voglia di fare ristorazione. Volevo allargare il mio modo di farlo, cercare, attraverso il mio business, di dare un quid in più. Avevo voglia di raccontare le mie esperienze a più persone possibile. E la televisione ti dà modo di farlo.

Francesco Panella, prima di essere Brooklym Man televisivo e imprenditore, è e resta un ristoratore. Lui è quell’ex ragazzino che ha scelto la disciplina e che ha compreso, grazie all’esperienza centenaria del ristorante di famiglia, quanta passione e amore siano necessari per fare questo mestiere.
E così, oggi che il settore è stato particolarmente colpito dall’emergenza Covid, Panella è tornato in tv con uno show che vuole regalare ai ristoratori forza e motivazione.
Sin dalla prima fase epidemiologica si è speso molto per cercare di portare l’attenzione della società e della politica sulle necessità dei ristoratori, fino ad arrivare alla proposta di un modello di creazione di un ristorante anti Covid, presentata al “Cibus Forum – Food & Beverage e Covid: dalla transizione alla trasformazione” di Parma.
Un uomo che non vuole fermarsi, Francesco Panella, e che stimola i colleghi a non mollare, e a cercare di trasformare le difficoltà in opportunità.
Così “Riaccendiamo i fuochi” è nato con l’obiettivo di donare ai ristoratori colpiti dalla crisi consigli e strumenti per continuare a lavorare. Un format che di sicuro restituisce i sogni, ma soprattutto vuole afferrare le mani di tutte quelle persone che vedono davanti a sé una probabile chiusura dell’attività.

Francesco, raccontaci come è nato il format.
Durante il primo lockdown, molti ristoratori mi chiamavano, per chiedermi consigli. E allora con il gruppo Discovery abbiamo iniziato a pensare a cosa potevamo fare tutti insieme per aiutare a riaccendere la speranza in chi ha sempre creduto in questo lavoro. Così è nato questo format, che coinvolge volutamente i ristoranti a conduzione familiare, e specialmente i ristoranti di quartiere. Abbiamo voluto entrare nelle famiglie che fanno ristorazione da generazioni, raccontare le loro storie, ma soprattutto portare loro un aiuto tangibile.

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Lo abbiamo visto arrivare in soccorso a Gemma e Veronica in un ristorante milanese di antichissima attività, affiancare la riorganizzazione di una trattoria dove prima del Covid i tavoli venivano condivisi anche tra sconosciuti, e restituire a una storica osteria romana una “nuova vita” alla coda alla vaccinara.
La mission e il risultato finale dello show televisivo si fondono in un aiuto concreto, in un piacevole format che vede Panella varcare le soglie dei ristoranti in incognito, in travestimenti geniali che poi dismette tra la sorpresa e la gratitudine dei ristoratori.
Ci regala sorrisi e speranza e, tra le righe di questo show, ci lancia anche un ulteriore importante messaggio: il Covid ci sta insegnando che le nostre decisioni impattano sul prossimo; che se servi un piatto utilizzando prodotti a chilometro zero, aiuti la tua catena di produzione regionale.
Il Covid ci ha insegnato che il territorio è importante e forse domani molti più ristoratori rivaluteranno e renderanno onore a quelli che sono i nostri veri eroi: gli artigiani e i produttori.
E riaccenderemo i fuochi, raccontando le nostre bellissime storie italiane!

 

Ph. credits: Leonardo Cestari

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