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Indimenticabile DAIQUIRI. Il segreto del cocktail caraibico dallo stile senza tempo

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A cura di Valentina Rocca

Alcuni vanno e vengono, cambiano con le mode e cercano di anticipare le tendenze inseguendo la popolarità, altri restano nel tempo e diventano indimenticabili.
Parliamo di cocktail e sono 90 quelli riconosciuti dalla IBA (International Bartenders Association), che ha decodificato e uniformato le loro ricette, suddividendoli in base alla loro storia in 3 categorie: New Era Drinks, Contemporary Classic e Unforgettable.
Gli indimenticabili, quelli che con la loro consolidata ricetta originale diffusa nel mondo rappresentano la Bibbia della mixology, nell’ultimo ricettario 2020 sono trentatré, ma solo otto tra questi sono sempre stati presenti nei cinque ricettari che si sono succeduti dal 1961 ad oggi. Tra questi il Daiquiri, cocktail dall’animo caraibico che dalle spiagge di Cuba ha conquistato il mondo con la sua semplicità.
La sua ricetta originale prevede, infatti, l’utilizzo di soli tre ingredienti: rum cubano bianco, succo di lime fresco e zucchero, shakerati insieme e serviti in una coppetta da cocktail ben raffreddata, senza l’aggiunta di decorazioni. Fresco e dissetante, ne basta un sorso per trasportare la mente sulla bianca e soleggiata spiaggia cubana dov’è nato e dalla quale ha preso il nome.
Siamo nel 1898, in un villaggio nel sud dell’isola di Cuba, dove già da tempo è diffusa una miscela popolare creata con rum, succo di lime, miele e acqua, la Canchànchara, prima antenata del Daiquiri a cui si sono probabilmente ispirati i protagonisti dei tre diversi racconti sull’origine di questo cocktail: un generale delle truppe statunitensi dedito più ai piaceri in bottiglia che alla battaglia; un marine americano entrato in una baracca per la mescita alla ricerca di qualcosa da bere; l’ingegnere di origini italiane Pagliuchi e il suo collega statunitense Jennings S. Cox riuniti per festeggiare la scoperta di un nuovo giacimento minerario. Tre leggende con un epilogo comune: la creazione di una miscela di rum, succo di lime e zucchero dalla quale prende vita un rum sour così fine e delizioso da meritare un nome speciale, scelto proprio in onore dell’omonimo villaggio teatro della scoperta, Daiquiri.
Da qui il Daiquiri inizia a diffondersi in tutta l’isola arrivando anche nella più cosmopolita città de l’Avana, dove abbandona la dimensione di leggenda per passare alla storia.
Costantino Ribalaigua Vert, giovane e talentuoso barista de El Florida con la passione per la miscelazione, perfeziona il cocktail facendo innamorare della sua ricetta niente meno che lo scrittore Ernest Hemingway, che con la sua frase “My mojito at La Bodeguita, my daiquiri at El Floridita” consacra il locale a Cuna del Daiquiri (culla del Daiquiri).
E proprio il celebre autore americano, immortalato da una statua che ancora oggi lo ritrae al bancone del suo bar preferito, dà vita alla prima variante del Daiquiri, l’Hemingway Special conosciuto anche come Papa Doble, realizzata su suo suggerimento senza zucchero e con doppio rum, e successivamente modificata aggiungendo anche maraschino e succo di pompelmo. Una versione più spinta e aromatica che resta l’unica delle varianti ancora presente nel ricettario IBA 2020 tra i Contemporary Classic, oggi resa più che mai attuale dalla crescente richiesta di drink non zuccherati.
Ma Hemingway non è l’unico ad essere stato affascinato da questo cocktail, che da Cuba si diffonde poi anche negli Stati Uniti e da lì nel mondo intero, diventando simbolo di convivialità e di stile ma anche di cultura, tanto che lo troviamo protagonista in molte opere letterarie e cinematografiche.
È il drink per eccellenza della gioventù borghese del dopoguerra, rappresentata nel romanzo Di qua dal Paradiso di Francis Scott Fitgerald; viene consacrato anche a Hollywood, dove compare nelle pellicole Il nostro agente all’Avana tratto dal romanzo di Graham Green, e Improvvisamente l’estate scorsa con la leggendaria Katharine Hepburn nei panni di una Mrs. Violet, incarnazione della società americana perbenista degli anni Cinquanta, intenta a consumare il suo rituale quotidiano del Daiquiri ghiacciato durante l’incontro con il dottor Cukrowicz, interpretato da Montgomery Clift; lo troviamo ancora in Assassinio allo specchio, film tratto dall’omonimo romanzo di Agatha Christie, dove il Daiquiri servito con aggiunta di arsenico si scopre uno degli elementi chiave nel giallo; compare perfino ne “Il Padrino – Parte seconda” in una scena girata proprio a Cuba, in cui Fredo Corleone lo ordina durante il colloquio con il fratello Mike.
Negli anni il Daiquiri non ha perso il suo fascino, e oggi resta uno degli any time drink più apprezzati, al quinto posto nella classifica dei cocktails più venduti nei migliori bar del mondo stilata dalla rivista Drinks International nei primi giorni del 2022, il primo tra quelli a base di rum.
La sua bassa gradazione alcolica e la presenza dello zucchero lo rendono un piacere autentico da sorseggiare a qualsiasi ora e in qualsiasi occasione. La sua versatilità lo rende perfetto perfino in cucina, come marinatura per il pesce.
La ricetta ufficiale prevede 6 cl di rum cubano bianco, 2 cl di succo di lime fresco e 2 cucchiaini di zucchero extrafine, miscelati in uno shaker con l’aggiunta di ghiaccio, filtrati con l’apposito colino e poi versati in un bicchiere a coppa ghiacciato. Non servono decorazioni.
Reso intrigante proprio dalla sua essenzialità, il suo segreto sta nell’utilizzo di ingredienti semplici ma di qualità combinati tra loro con dosaggi precisi, che permettono di valorizzare il rum e insieme di esaltare la freschezza del lime e la dolcezza dello zucchero, in un equilibrio dinamico di sapori e sensazioni che solo Hemingway poteva descrivere alla perfezione: “Questo daiquiri ghiacciato, agitato così bene com’è, sembra il mare là dove l’onda si stacca dalla prua di una nave e si rovescia quando la nave fila a trenta nodi”.

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