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Il gusto di un racconto che profuma di identità

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“In tutte le cose il piacere più grande è quello di pregustarle” scriveva Ivy Compton-Burnett. Ma cosa succede se parliamo del piacere della tavola? E, soprattutto, del piacere della tavola per gli italiani?
La risposta arriva da una ricerca condotta da Human Highway per mela envy™, che ha analizzato come in Italia le persone approccino alle esperienze sensoriali nella loro vita quotidiana: quando si parla di sensazioni intense la prima parola che gli italiani associano al “piacere” è “gusto”. E a proposito di pregustazione, il 95% dei partecipanti al sondaggio ha confermato che basta anche solo il profumo per provare sensazioni incredibili.
Insomma, nel nostro Paese il cibo è al primo posto tra le fonti di piacere. E se il Made in Italy resta l’eccellenza per l’85% degli intervistati, con prodotti tradizionali eccezionali da mangiare al naturale, senza troppe lavorazioni e contaminazioni di sapore, le nuove generazioni amano anche provare cibi dai gusti nuovi e peculiari, di altre culture e mondi.
Ecco allora una panoramica chiara delle tendenze del mondo enogastronomico, in questo 2023 i cui protagonisti sono e saranno tanta sostenibilità sulla tavola e scelte più consapevoli e
salutari, con un grande aumento di consumo di cibo biologico.
È su questo che abbiamo voluto puntare l’attenzione: food trend più che mondo della ristorazione, che pur non manca di arricchire le pagine di Food Lifestyle, per donare ai nostri lettori un quadro completo delle tendenze e mode (che spesso sono la risposta a una necessità) attuali.
Prodotti più sostenibili, ovvero locali e che rispettano il pianeta e i lavoratori, recupero delle tradizioni, la riscoperta di cibi antichi, la ricerca, anche sulle tavole dei ristoranti, di una maggiore attenzione e consapevolezza alla propria identità territoriale.
Come il processo creativo di Isabella Potì e Floriano Pellegrino, che per costruire il menu del Bros’ di Lecce partono dai gusti identificativi del territorio in una specifica stagione e portano nei piatti l’atmosfera di quella stagione. L’emozione regalata è il racconto di un’identità e un po’ di “vivere salentino”.
Alla ricerca di questa stessa identità abbiamo fatto un viaggio attraverso lo Stivale, per scoprire cibi e tradizioni antiche e identitarie, come il garum, la salsa fermentata di interiora di pesce e pesce salato che gli antichi Romani aggiungevano come condimento a molti primi e secondi piatti, diretto antenato della odierna colatura di alici di Cetara. Spostandoci in Umbria c’è la torta al testo, che ha saputo attraversare i secoli vestendo panni moderni che conservano il sapore antico. E ancora il babbà a Napoli, che proprio come un tempo scriveva Artusi per riuscire bene richiede pazienza e attenzione e deve essere bagnato di rum al punto giusto. Ci siamo soffermati in Puglia un po’ più a lungo, assaporando le radici lontane della tiella barese e bevendo un calice del re dei vini pugliesi, il Primitivo, accompagnato ovviamente da una fetta di pane appena sfornato.
Nel lungo viaggio abbiamo incontrato giovani che hanno puntato tutto sul recupero di tradizioni dimenticate, come Lorenzo e Andrea Ranieri che a Senigallia hanno reinventato un amaro capace di narrare e tramandare la storia della città.
E infine assieme ai giovani abbiamo dato uno sguardo anche alle nuove tendenze che accompagnano il recupero dell’antico, come il piacere di un Mocktail o un assaggio di Champagne e ravanelli.
Buon viaggio allora tra le nostre pagine: scoprirete un mondo fatto di nuove modalità di consumo, che però guardano al passato, e luoghi innovativi; il tutto anche grazie al lavoro di chef illuminati.

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