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Dagli alberi distrutti del Friuli, la “farina di sussistenza” per produrre pane.

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La farina, elemento cardine per dare vita all’alimento principale della cucina italiana: il pane. E se l’estrazione della stessa avviene da alberi distrutti dalla furia degli elementi, è giusto parlare di “farina di sussistenza”.

L’idea è di Stefano Basello, chef del ristorante “Il Fogolar” di Udine. I ripetuti giorni di pioggia, che hanno colpito principalmente la zona di Sappada e Carnia, hanno portato alla distruzione di diversi ettari di terreno e al contestuale sradicamento di numerosi abeti bianchi e rossi.

Gli arbusti, ormai spezzati, abbattuti dal maltempo, sono sembrati irrecuperabili. Ma non per Stefano Basello. L’idea dello chef è stata quella di “lavorare” sulla corteccia degli abeti ormai morti, per poterne estrarre una parte commestibile da trasformare in farina, e produrre dell’ottimo pane.

Così, con l’aiuto del padre e dello staff del suo ristorante, previo permesso del sindaco di Sappada e delle Guardie Forestali, i boschi sono tornati a “vivere” sulle tavole degli italiani.

L’esempio di Basello è un ritorno al passato. Le tecniche di estrazione di quelle parti commestibili degli arbusti fanno parte di storia e tradizione. Ricavare farina da corteccia e radici è stato, in tempi passati, un vero e proprio lavoro che ha portato alla creazione di un prodotto, il pane, soffice dentro e friabile, ma soprattutto gustoso. Oggi allo stesso viene aggiunto lievito madre, e il risultato è un prodotto nutriente e dalle proprietà organolettiche superlative.

Una “nuova” proposta, quella messa in pratica dallo chef che, così come sottolineato durante un’intervista, “costituisce un motivo in più per visitare questa spettacolare regione (il Friuli ndr) e rendere omaggio alla sua natura, da parte di turisti e appassionati”.

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