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Dal forcone alla forchetta: storia dell’utensile “diabolico” che ha rivoluzionato il nostro modo di mangiare

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a cura di Maria Luigia Vurro

Nel 1798, all’ospedale di Versailles si presentò un giovane deperito e disperato. Al Dottor Tessier, medico di guardia di quel giorno, il ragazzo raccontò di non essere più in grado di mangiare nulla da quando, due anni prima, aveva ingoiato una forchetta d’argento. Il paziente si chiamava Tarrare e in Francia era considerato l’uomo più vorace al mondo. Era stato un artista di strada per molti anni e il suo spettacolo di punta consisteva nell’ingoiare qualunque cosa la folla gli passasse. Ma secondo Tarrare, quella piccola innocua forchetta d’argento aveva spento per sempre il suo appetito gargantuesco.
La forchetta che avrebbe condannato Tarrare, che ancora oggi è considerato uno dei casi clinici più bizzarri al mondo, non è mai stata trovata, ma è pur vero che questo importantissimo utensile ha avuto per secoli un alone misterioso, a tratti persino diabolico.
Ma andiamo con ordine.
L’origine della forchetta è ancora un argomento abbastanza dibattuto. Gli storici sostengono che abbia origini serbe, bizantine o comunque, più in generale, mediterranee, e che abbia avuto origine all’alba del Medioevo.
Prima di allora, Greci e Romani si servivano di coltello, cucchiaio e dita per mangiare nelle taverne e nei thermopilia, anche se nelle domus romane più sfarzose erano comparsi dei piccoli prototipi di forchette a due rebbi, i ligula, per mangiare pietanze dolci come datteri e dolcetti al miele, troppo appiccicosi per essere gustati con le dita. Quel che è certo è che nel 400 d. C. a Costantinopoli i nobili bizantini già utilizzavano forchette a tre punte (o rebbi) per infilzare il cibo caldo e portarlo alla bocca senza sporcarsi le mani. La fama della forchetta bizantina aveva raggiunto persino re Rotari, il capo dei “barbari” Longobardi, che in una miniatura del Codice delle Leggi Longobarde è raffigurato mentre pulisce del pesce utilizzando coltello e forchetta.
Il suo nome deriva dal latino furca, che nel Medioevo indicava sia il forcone a due rebbi usato per il lavoro nei campi, sia uno strumento di tortura e, naturalmente, un richiamo esplicito al diavolo. Non è un caso, dunque, che la prima apparizione di questo utensile rivoluzionario in Occidente è passata alla storia e si è trasformata in terribile scandalo.
A portarla con sé a Venezia in occasione del suo matrimonio col doge Giovanni Orseolo fu, nel 1004, la giovanissima principessa bizantina Maria Argyropoulaina. I due si erano già sposati a
Costantinopoli, ma a Venezia era stato organizzato un grande banchetto per permettere ai cittadini di conoscere la principessa. Ci fu grande stupore e sdegno quando Maria estrasse da una custodia una forchetta d’oro a due rebbi e cominciò ad usarla per infilzare il cibo: il gesto fu universalmente considerato un affronto alla Venezia popolare e un tentativo di rimarcare la superiorità della cultura Storia dell’utensile “diabolico” che ha rivoluzionato il nostro modo di mangiare.
a cura di Maria Luigia Vurro di Costantinopoli. Ovviamente, il clero veneziano, che in quel momento non era in ottimi rapporti con quello bizantino, non perse occasione di bollare come peccaminoso l’utilizzo della forchetta, che i veneziani cominciarono a chiamare piròn (dal greco peiro, che significa “infilzo”).
Maria fu solo una delle principesse bizantine che sdegnarono Venezia con le loro forchette dorate: nel 1071, Venezia venne nuovamente scandalizzata dalla sposa del doge Domenico Selvo, la principessa Teodora Anna Doukaina. Esattamente come Maria, anche Teodora sfoderò una forchetta d’oro a due rebbi per mangiare durante il suo banchetto nuziale.
Ma Teodora ebbe la sfortuna di trovare un oppositore ferocissimo del suo stile di vita, il monaco Pier Damiani, che condannò apertamente nei suoi scritti la mollezza e i manierismi di Teodora e, in generale, dei nobili bizantini. Curiosamente, quando Teodora si ammalò, probabilmente di diabete, e morì, Pier Damiani lo considerò un contrappasso degno di una donna che utilizzava uno strumento tanto demoniaco per mangiare.

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