L’arte della cucina vegan zen secondo Jeong Knaw

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Sebbene nella cultura occidentale la cucina sia vista come lo strumento attraverso il quale coniugare appetito e golosità, dietro l’opera dei monaci buddisti si cela un significato ancor più profondo.

Nessuna etichetta, giudizio o condanna: alla base dell’equilibrio psico-fisico di un monaco buddista risiede l’assoluto rispetto verso ogni creatura vivente. L’aria è più aria, l’acqua è più acqua, il fuoco è più fuoco: ogni elemento rappresenta per i monaci ciò che è e ciò che può fare. Ogni suono, ogni delicata sensazione, anche il più piccolo granello di terra non sono nascosti alla vita di un monaco.

Il destino per loro è un cammino di crescita, che può – nel tempo – condurre alla consapevolezza interiore. Ciò che trasmetterà sarà uno stato di pace, di serenità. Ogni azione sarà rivolta al benessere del prossimo, alla cura del corpo e della mente. Lo spirito diventa, così, la tua casa e la tua casa diventa il tuo spirito.

Immaginate, adesso, l’unione tra queste doti spirituali e l’arte della cucina vegan.

Jeong Knaw e i segreti del cibo del tempio.

L’arte della cucina Vegan Zen richiede attenzione per le proprietà e le caratteristiche organolettiche degli alimenti. La raccolta, la preparazione e la conservazione dei cibi riservano, così, semplicità, naturalezza ed eleganza. Ma lo scopo ultimo di tanta dedizione e cura è la ricerca di calma ed equilibrio per la mente.

Nella cucina del tempio non è previsto l’uso, oltre che di carne e latticini, di cinque alimenti in particolare: aglio, cipolla, scalogno, erba cipollina e porro; poiché si tratta di ingredienti pungenti e iper-stimolanti che non permettono al monaco di raggiungere lo stato di pace. Di conseguenza, la concentrazione cala e la meditazione diventa impossibile. Le ricette del tempio sono, così, piuttosto semplici, ma riescono comunque a racchiudere tutto il sapore della natura. Si utilizzano molte spezie e condimenti diversi tra loro per arricchire le pietanze.

Tra i più noti e i più usati troviamo: la curcuma e il pepe di Sichuan. Gli ingredienti vengono, inoltre, insaporiti con sale, pasta e salsa di soia, salsa chili. Il cibo del tempio svela, dunque, un profondo rapporto con l’energia spirituale di questi ingredienti.

Jeong Knaw era solo una bambina quando scoprì la via della madre. Dopo aver osservato per molto tempo la sua mamma mentre preparava gli spaghetti fatti a mano, decise di cimentarsi nella preparazione del suo primo pasto per i genitori che, sorpresi, le chiesero dove avesse imparato. Preparare molto cibo per poterlo condividere divenne da quel giorno la sua missione di vita in quanto monaca: lo spirito della madre.

La sua cucina divenne nel tempo un tripudio di riflessioni, cura e intensità spirituale, le cui note floreali e delicate nutrono la mente e illuminano l’oscurità.

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