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BE BROS’. L’arma vincente di Isabella Potì e Floriano Pellegrino

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“L’incontro di due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche; se c’è una qualche reazione, entrambi ne vengono trasformati” scriveva Gustav Jung. Sono i legami speciali, come quello tra Isabella Potì e Floriano Pellegrino, che i due chef raccontano come “semplicemente destinato ad esistere”, un ritrovarsi per camminare insieme verso lo stesso obiettivo, o meglio, come lo chiama Floriano, verso “il grande scopo”. Uno scopo che non si limita di certo alla loro vita di coppia e tantomeno allo stellato Bros’ di Lecce. Il grande scopo racchiude in sé
determinazione, ambizione, dedizione, caparbietà e duro lavoro: ingredienti imprescindibili per trovare il proprio spazio e far sentire la propria voce, lasciare un segno.

Hanno sempre avuto le idee chiare Floriano e Isabella; entrambi sapevano esattamente cosa avrebbero voluto fare e chi sarebbero voluti diventare. Ma nel dipingere un quadro che contenga le sole pennellate fondamentali delle loro vite, ce n’è una che entrambi inseriscono e che lega i due dipinti: il loro incontro. Se Isabella ricorda lo stage dai fratelli Pellegrino come il momento in cui capì, allora diciottenne e all’ultimo anno della scuola superiore, che quello era il suo posto (e a cui infatti tornerà dopo varie esperienze all’estero), Floriano racconta di aver riconosciuto in Isabella una ragazza cresciuta come lui in un ambiente “ostile” e con la sua stessa grande fame di riscatto. Due energie e personalità che immediatamente e naturalmente si fondono per camminare verso l’autoaffermazione.
Sono pizzicati dalla tarantola dell’andare oltre e del riuscire ad ogni costo, Isabella Potì e Floriano Pellegrino. Hanno sfidato se stessi e interiorizzato la disciplina e l’attitudine al sacrificio e al lavoro.
Perché, come dice Floriano, “non è la meta che ti forma, ma il percorso per arrivarci”. E ci sono difficoltà e sconfitte nel percorso, oltre ai successi e alle vittorie. I traguardi raggiunti però fanno guardare più in là, le mete e le sfide diventano mano a mano più grandi e con esse i sacrifici richiedono sforzi sempre maggiori, ma è questo che ha reso possibile, reale, unico e assolutamente identitario Bros’: un brand figlio della risolutezza e abnegazione di questi ragazzi e della loro squadra.
Bros’ è infatti il nome del noto ristorante che nel 2018 ha conquistato la prima stella Michelin in Salento, ma oltre la cucina d’avanguardia, c’è un piccolo impero che Isabella e Floriano hanno saputo costruire: la trattoria contemporanea di Scorrano, l’ASD Bros’ Rugby Club, il concept Sista che ruota intorno a crostate monoporzioni a firma Potì, gli eventi, e sopra a tutti Bros’Land, il visionario format che ogni estate celebra l’avant-garde pura e spregiudicata… e poi Bros’ official, la linea di abbigliamento (maglie e felpe) che mette la firma su uno stile di vita. Perché Bros’, appunto, non è solo cucina, ma un modo di essere.
Bros’ è fratellanza, il far parte di una squadra assieme a persone che si distinguono dagli altri e si riconoscono tra di loro. Una sola parola: identità.
Anche quella del territorio, di quel Salento dove la passione per la cucina di Floriano e Isabella è nata e cresciuta e a cui i due chef sono profondamente legati. Il Salento è la cornice dei quadri che abbiamo chiesto loro di dipingere e dai quali partiamo per comprendere davvero cosa significa Bros’ e cosa si cela dietro a un progetto ristorativo di successo.
Ed ecco allora il quadro di Isabella Potì.
“La prima pennellata che metto nel mio quadro – racconta – è il mio essere italiana da parte di padre e polacca da parte di mamma, perché questo ha contribuito moltissimo alla scintilla dell’amore per la cucina. Passavo l’estate in Polonia, in una riserva naturale di un paesino con le casette di legno e le foreste. Andavo a prendere il latte dalla vicina che
aveva le mucche, i nonni coltivavano le loro verdure, andavamo nel bosco a raccogliere i funghi…
Tutto questo mi ha fatto appassionare all’ingrediente, alla sua provenienza e poi alla sua trasformazione, e quindi alla cucina. E poi, essendo nata e cresciuta in Italia, ecco la passione per le tradizioni, per il mettere in tavola del buon cibo. E la voglia di cucinarlo. Tutto nasce da qui, è questo che mi ha fatto scegliere di iscrivermi alla scuola alberghiera. La seconda pennellata del quadro, una tappa fondamentale, è il momento in cui ho conosciuto Floriano. Finito lo stage però ho capito che se volevo crescere e imparare dovevo andare all’estero. Andai a Londra e feci subito un’esperienza in un ristorante stellato, con chef Claude Bosi. È stata l’esperienza più formativa in assoluto e fu lì che capii che quello della cucina
sarebbe stato il mio mondo per sempre. Mi spostai in Spagna, dove studiai con Paco Torreblanca e Martìn Berasategui, poi a Copenhagen al ristorante Geranium, a Mentone da Mirazur… Tutte queste
esperienze sono state fondamentali per il mio dipinto. E infine, un’altra pennellata determinante nel mio quadro è l’apertura del Bros’ nel 2018. È stato un momento davvero duro e faticoso, ma ci ha temprati!”.

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