Winda Rinova è una giovane bakery chef indonesiana, che vive in Australia, con un marito italiano, un nonno giapponese e una famiglia che ha radici cinesi. Basterebbe questo per raccontare il suo cuore policromo, che attinge dal mondo e dalle diverse culture tutto ciò che le serve per alimentare la sua passione per la cucina, iniziata, come spesso accade in queste storie, da bambina, quando gesti semplici e materni restano indelebili nella memoria.
Nei suoi occhi a mandorla e nei suoi modi gentili vi è tutta la delicatezza di un Paese lontano, in cui la terra e tutti gli altri elementi naturali rappresentano l’identità di un popolo, la filosofia di una cultura votata alla naturalità dell’essere. Combattendo contro una parte dell’opinione della sua città, secondo la quale la cucina è ritenuto un lavoro “troppo umile”, Winda decide di seguire il suo “ikigai”.
Gli studi in economia, presto, lasciano il posto alla vera passione della vita, la cucina, e in particolar modo la pasticceria, con la formazione presso lo SHATEC di Singapore, l’istituto di alta scuola alberghiera, che collabora con la famosa École hôtelière de Lausanne in Svizzera, per sviluppare i suoi corsi nel settore dell’ospitalità e della ristorazione.
È qui che Winda Rinova apprende la pasticceria asiatica e francese, con tutto il fascino, il rigore della perfezione, della tecnica e della creatività ragionata che queste trasmettono in tutto il mondo da sempre. Poi, l’arrivo in Australia, a Sydney, dove Winda ha modo di perfezionare i suoi studi nella migliore e più antica scuola di Cucina, “Le Cordon bleu”, dove si diploma in Pasticceria.
Eppure, come un lievito che lento fermenta per trasformare la farina nel prodotto più semplice e prezioso al mondo, anche in lei cresce e si alimenta una passione più grande, radicata nel suo cuore come nella cultura dell’essere umano, quello per la produzione del pane.
L’incontro all’Acre Eatery, con lo chef Gareth Howard, executive chef a Sydney del famoso Jamie Oliver, si rivela illuminante. In questo ristorante-fattoria particolarissimo, situato all’interno dei terreni comunali di Camperdown, incentrato su scelte alimentari etiche e consapevoli, su menu sostenibili, sulla trasparenza, sulla stagionalità e tracciabilità delle materie prime, Winda Rinova inizia ad esprimere le sue abilità da bakery chef e a sperimentare, a impastare, grazie al supporto Gareth Howard e dell’altro suo maestro e mentore, James Partington. La pazienza dell’attesa, l’importanza della conoscenza, la gentilezza dello spirito. Fare il pane – così si racconta in molte parti d’Italia – connota persone dall’animo buono, una caratteristica che poi si riversa nella bontà e nella fragranza di un prodotto genuino che ha segnato il passaggio dalla “bestialità” dell’uomo al suo essere creatore e, quindi, quasi divino.
E c’è qualcosa di veramente miracoloso nelle mani di Winda Rinova, minute eppur portatrici di un sapere antico, che attraversa terre e secoli di storia. Il lievito naturale è la sua bacchetta magica per creare straordinarie forme di pane: ai cereali, al cacao, ai frutti rossi, con grani antichi, semi e tanti altri ancora. Presto, oltre all’Acre Eatery, diventa panificatrice per Staple Bakery, uno dei migliori locali in cui si servono pane e croissant preparati con il lievito madre.
“Preparare il pane – racconta – non è solo mescolare degli ingredienti, è sentire una vita plasmarsi lentamente, è prestare attenzione a tanti particolari, come la temperatura delle mani, l’acqua, i movimenti dell’impastare; è un’emozione sempre diversa e indescrivibile. Ogni forma di pane è come un’opera unica, nasce da una ricerca costante di perfezione che forse non si raggiunge mai veramente, ma che proprio grazie a questo limite, diventa sempre migliore di prima”.
Mentre parliamo con lei, ci mostra le sue api, perché quando la tua filosofia di vita è l’amore per la vita stessa, allora succede che ogni gesto quotidiano diventa celebrazione della forza vitale. Ed ecco allora che nel giardino di casa svolazzano centinaia di migliaia di api native australiane, nel rispetto di un’antichissima e saggia credenza aborigena, secondo la quale tutto ciò che viene tolto alla madre terra va restituito ad essa.
Winda ha anche un nome cinese, Yin Yin. In entrambi i casi, le parole significano “vento”, una brezza gentile, un soffio vitale che porta con sé il dolce profumo di “buono”.
Ph. Credits: Claudio Galar, Gaspars Kitchen