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Arte da gustare: l’iniziativa #Uffizidamangiare accompagnerà fino a primavera

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Che cosa succede quando l’arte incontra il talento degli chef? Nasce un progetto di cultura e bellezza che prende forma nel super taggato #uffizidamangiare. Una ventata di freschezza e bontà in questo prolungato periodo di chiusure e posticipazioni fatto di un “domani” che sembra non arrivare mai. Uno scorcio di delizie sulle tavole antiche re-interpretate nelle cucine dei talenti di oggi.

Quadri che evocano epoche passate, che ispirano e portano alla memoria degli chef ricordi della loro infanzia oppure riflessioni e letture profonde del genere umano. Come nel caso della chef stellata Valeria Piccini che trasforma una “Dispensa con Selvaggina” di Jacopo Chimenti detto l’Empoli in un succulento petto di germano con scalogni, profumato alla polvere di cavolo nero, scorze d’arancio e succo di more.
Di quel quadro ricorda una visita agli Uffizi all’età di otto anni con il padre, grande appassionato d’arte, e una successiva con il suo attuale marito, dilettante pittore. O come Dario Cecchini, il noto macellaio-poeta di Panzano nel cuore del Chianti, che tra una bistecca e l’altra cita a memoria intere cantiche dantesche e ci regala su una brace scoppiettante la cottura perfetta di un’invitante costata alla fiorentina, sorella minore della celeberrima bistecca. Per passare poi a uno speciale San Valentino con Marco Stabile che interpreta “Peperoni e uva” di Giorgio De Chirico in un risotto al tartufo impreziosito da succo di peperoni, uva caramellata e foglie di carota, inneggiando così al susseguirsi delle stagioni e dei suoi ingredienti come si evince dal quadro. Non poteva poi mancare il dessert di Debora Massari, nota pastry chef, nonché mente creativa e imprenditoriale del brand Iginio Massari, che ama accostare le sue creazioni culinarie ai capolavori della pittura. ”Il magnifico tondo” di Michelangelo e i due ritratti di Raffaello sono l’ispirazione da cui nasce la sua crema bianco mangiare, dolce di origini arabe ma molto popolare alla corte dei Medici nel Rinascimento, arricchito con confettura di zucca, marmellata di limoni su una base di frolla.
L’obiettivo di questa iniziativa è quello di avvicinare sempre di più le persone all’arte passando per canali non convenzionali che stimolino la curiosità e la voglia di conoscenza anche ai non addetti al settore. Trasmettere l’arte e la sua interpretazione con video corti ma ricchi di significato alla portata di tutti è un modo originale e attuale per approfondire il connubio tra l’arte della pittura a quella della gastronomia.

Così lo spiega il direttore della Galleria degli Uffizi, Eike Schmidt ideatore di questo format: “Negli ultimi decenni, il vincolo tra arte e gastronomia è diventato una vera e propria scienza e materia di una seria indagine storica. Il nostro intento, in questi video, è quello di creare un legame ancora più stretto con le opere del Museo, inserendole in un contesto attuale e vitale. Il cibo dipinto e quello cucinato s’incontrano così su un piano di verità che stimola l’attenzione dell’osservatore e porta alla ribalta i significati profondi e inaspettati nascosti nelle scene e nelle nature morte create dai pittori”.
Nelle sapienti mani degli chef, i noti capolavori diventano piatti gustosi svelando ricette antiche e segrete come la granseola con pasta di Fabio Picchi che interpreta “Ragazzo con cesta di pesci e granseola” di Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto svelando uno spaccato di vita dell’isola d’Elba in tempi meno recenti, quando le bocche da sfamare erano tante e il cibo a disposizione sempre troppo poco.
Astuzia e ingegnosità tutta al femminile quella di riuscire a impreziosire anche gli scarti e le parti meno nobili del cibo con sapori audaci e indelebili, che hanno fatto la storia della cucina italiana.
Nel corso dei secoli, la storia dell’uomo e quella del cibo si sono sempre intrecciate giungendo a noi grazie alle numerose vestigia che l’uomo ha sempre avvertito di dover lasciare come testimonianza visiva del suo evolversi: dalle rudimentali incisioni rupestri nelle caverne, alla fastosità delle tavole imbandite nei quadri rinascimentali tracciando quell’evoluzione culinaria caratterizzata tanto da scoperte fortuite quanto da ricerca, tecnica e studi approfonditi.
La pittura è in grado di fare un fermo immagine del passato e traslare la memoria dei tempi antichi nel DNA dei popoli. Saperi ancestrali arrivati fino a noi grazie all’arte pittorica e alla memoria delle genti il cui passaparola di quel patrimonio culinario fatto di ricette e segreti è stato tramandato di generazione in generazione. Come afferma Dario Cecchini, “la tradizione non deve rappresentare la conservazione delle ceneri del passato, ma al contrario il vento che spira sul fuoco nuovo e lo ravviva nel presente verso il futuro”.
L’iniziativa proseguirà fino a primavera inoltrata e vedrà protagoniste, tra le altre opere, Caravaggio, Felice Casorati, Giovanna Garzoni che hanno lasciato testimonianze pittoriche sulle tradizioni del nostro paese, passando dalle tavole nobiliari a quelle più popolari senza nulla togliere alla prelibatezza del cibo.

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