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Amaro Canaja, l’amaro di Senigallia

a cura di Chiara Mariani

Si sa che a volte le cose nate per gioco prendono direzioni inaspettate. Così inizia la storia di Amaro Canaja, una semplice idea per sopravvivere a un momento difficile, trasformata in azienda dalla giusta intuizione dei fratelli Lorenzo e Andrea Ranieri.
Siamo a Senigallia, cittadina adriatica a metà strada tra Pesaro e il Conero. Famosa per la rotonda sul mare (sì, quella della canzone), per essere patria di due grandi nomi stellati della cucina Italiana, Mauro Uliassi e Moreno Cedroni, e per ospitare da decenni il festival internazionale di musica anni ‘40 e ‘50 Summer Jumboree.
Lorenzo e Andrea sono gli storici proprietari del ‘Caf il gioco si è fatto serio’ e si è evoluto in quello che è diventato un prodotto in grado di raccontare la storia di un luogo: Amaro Canaja, l’amaro di Senigallia.

La vostra idea nasce in un momento di difficoltà generale, in cui fare progetti e guardare al futuro non era semplice. Quali sono stati gli eventi che hanno portato alla nascita di Amaro Canaja?
Lorenzo: “Durante il primo lockdown abbiamo creato la “Fiaschetta Spiritosa”, drink da asporto venduti all’interno di boccettine sterilizzate dalla farmacia, un po’ per sopravvivere alla chiusura del locale e un po’ per distribuire felicità alcolica ai nostri clienti. Il progetto funzionava e abbiamo valutato la possibilità di proseguire anche post emergenza, ma durante una chiacchiera con colui che sarebbe diventato il nostro produttore, abbiamo ragionato su un’altra direzione. Avendo gestito il Caffè del Corso per 13 anni abbiamo notato come, da parte del mercato del turismo, ci fosse forte richiesta di un prodotto tipico della città da portare a casa come ricordo. Così abbiamo deciso di creare un amaro che, se non attraverso gli ingredienti, almeno attraverso la storia che racconta, potesse rappresentare Senigallia.
Qui c’è un detto che dice “Senigaja, mezza ebrea e mezza canaja” che ha origine dall’editto emanato da Sigismondo Malatesta a fine ‘400, quando la peste malarica aveva infestato la città facendo decimare la popolazione. L’editto ridava libertà agli ex galeotti, le canaje, per restituire forza lavoro alla città ormai svuotata dove era sopravvissuta soprattutto la comunità ebraica. Abbiamo poi coinvolto la comunità locale per sviluppare il brand, il viso che si trova sull’etichetta, rappresentativo della canaja moderna, è stato disegnato dal tatuatore locale
Jacopo Pierfederici, in arte Jaia. Il logo è stato poi curato da un giovane grafico senigalliese che lavora a Milano, Alessandro Onori. Anche le fotografie e i video che stiamo realizzando vengono fatti da ragazzi di qui. Siamo partiti con una piccola produzione da testare sui nostri clienti e abbiamo regalato 150 bottiglie ai bar e ristoranti della città per raccogliere
i primi feedback sul prodotto. Ad oggi siamo a circa 10k bottiglie all’anno.”

Come avete definito il giusto mix di sapori e la ricetta dell’Amaro Canaja?
Andrea: “Siamo andati dal nostro produttore con le idee chiare sulle caratteristiche principali del prodotto grazie ai feedback raccolti durante un decennio dietro il bancone, ascoltando i gusti e i bisogni dei clienti. Negli ultimi anni il Moscow Mule è stato il drink più richiesto e quindi per noi era importante avesse lo zenzero, mentre, come altre botaniche, abbiamo optato, con l’ausilio del nostro Barman Alessandro Postacchini, per il limone, i chiodi di garofano, il pimento e il bergamotto. Una volta date queste linee guida alla Marasco Liquori, loro hanno creato la ricetta ufficiale. Noi siamo gli ideatori del marchio e la parte commercializzante ma i produttori, che da più di 50 anni producono liquori, sono loro.”

Il vostro prodotto ha una doppia anima come la città, che sia liscio o miscelato. Come lo proponete?
Andrea: “L’Amaro Canaja può essere proposto sia nella classica porzione di amaro sia nei miscelati. Abbiamo ideato una drink list semplice perché vogliamo che possa essere proposta sia nei bar, che offrono una miscelazione ricercata, sia in posti che, proponendo una lista più semplice, non hanno certi prodotti in bottigliera. La lista di base prevede il Canaja Tonic, Canaja Spritz, il Conte Canaja, che è una rivisitazione del Negroni, Canaja Mule e Canaja Sour.”

Lorenzo: “Per noi baristi è bello vedere come ogni collega lo utilizza diversamente; c’è chi lo abbina ad ingredienti meno comuni come le spume e chi sperimenta per creare un drink cucito sulle proprietà specifiche dell’amaro e sul proprio pubblico. C’è anche uno chef del territorio che lo ha utilizzato per realizzare un dolce, una gelateria che l’ha trasformato in gelato.”

Dopo due anni dall’avvio del progetto quali sono i feedback dal mercato e i progetti futuri?
Andrea: “Al momento riforniamo bar e ristoranti in diverse regioni, dalla Val d’Aosta alla Sicilia. Cerchiamo di raccontare il prodotto e l’utilizzo che se ne può fare al banco, puntiamo ad essere competitivi per quel che riguarda i costi della bottiglia e delle spedizioni, e di fornire più materiale possibile gratuito ai bar per pubblicizzarlo e proporlo. Per lo stesso motivo abbiamo creato tre formati: la classica 70 cl, solitamente in esposizione nelle bottigliere; un formato più piccolo da 20cl che è perfetto per enoteche e piccoli rivenditori di prodotti enogastronomici locali. Ha un costo accessibile e può essere il regalo perfetto da riportare dopo le vacanze come ricordo; infine abbiamo la versione da 2lt pensata per i ristoranti che lo servono come
dopocena.”

Lorenzo: A Senigallia il successo è stato quasi immediato perché è un prodotto strettamente legato alla città, ma vogliamo affermarci anche fuori dal nostro territorio. Ci stiamo affacciando sul mercato estero e dopo parecchia burocrazia siamo riusciti a spedire in Canada, Spagna e Francia. Proprio ultimamente abbiamo ricevuto richieste anche dalla Germania. Siamo anche stati ospiti in una fiera a Londra l’estate scorsa quindi per il secondo compleanno di produzione siamo soddisfatti. Lavorando al progetto abbiamo scoperto che ci sono molte piccole realtà simili alla nostra in tutta Italia che desiderano far conoscere il proprio territorio legandolo ad un prodotto. Per noi l’Amaro Canaja è un modo per raccontare qualcosa in più della città da dove veniamo e per offrire a chi passa di qui un prodotto che ricordi la sua permanenza. Avendo coinvolto solo persone locali per creare il progetto, quando guardiamo la bottiglia noi ci vediamo Senigallia e speriamo sia lo stesso per chi lo acquista.”

 

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