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Akira Yoshida. Il Ramen Lab a Fontana di Trevi

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Dopo la primissima apertura a Roma, cinque anni fa, e il moltiplicarsi dei suoi locali, Akira Yoshida torna a scommettere sulla capitale con un laboratorio dedicato al ramen, la famosa zuppa di noodles orientali composta da ingredienti tanto semplici quanto complicati nel saperli combinare tra loro. Ha solo 35 anni e oggi Akira è considerato un imprenditore di successo nel campo della ristorazione.
Nato a Hyogo, prefettura giapponese nella regione del Kansai (circa 5 milioni di abitanti, più del doppio di quelli censiti a Roma), dai primi anni del 2000 vive in Italia. In Giappone era una promessa del calcio a 5 ma prima dei trent’anni decise di mettere al chiodo le scarpette e puntare sulla promozione della gastronomia giapponese nel nostro Paese. Obiettivo è stato quello di diffondere l’autentica tradizione culinaria del Sol Levante e di servire, con il cibo, un pezzo della storia e tradizione del proprio Paese. Per farlo, Akira ha deciso di partire da Roma, la città che lo ha adottato. Fu così che nel 2016 fondò Ramen Bar Akira nella zona di Ostiense a cui sono seguite diverse aperture come la bottega in stile street food all’interno del Mercato Centrale, nella Stazione Termini. Roma, ma non solo. Perché anche a Torino Akira Yoshida ha creato un locale con lo stile e la filosofia di sempre.
Ma è su Roma che ha deciso di puntare maggiormente tant’è che da qualche mese ha aperto il suo Ramen Lab, il primo laboratorio artigianale di noodles, sito nella centralissima zona di Fontana di Trevi. “Abbiamo altre aperture in programma – racconta Akira- a luglio a Torino e a settembre a Fiumicino. Siamo stati i primi a proporre il ramen a Roma ed è da qui che ci hanno conosciuto tutti, tant’è che siamo diventati dei punti di riferimento. Produciamo cose di nicchia, amiamo fare ricerca di prodotto puntando sempre sulla qualità. Abbiamo avuto un riscontro molto positivo in questi anni: solo 5 anni fa non l’avrei immaginato! Ci ha aiutato il fatto che molte persone oggi sono più vicine alla cultura giapponese, viaggiano molto e quindi nel momento in cui entrano nei nostri locali confermano di ritrovarsi dinanzi lo stesso piatto mangiato in Giappone. Naturalmente, il passaparola ha fatto il resto”.

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Nel suo menu Akira ha inserito diversi ramen. Sono 12 le tipologie con brodo a base di carne di maiale, carne di pollo, oppure vegetale cotto rigorosamente per 12 ore. Ogni ciotola di ramen ha un peso differente e corrisponde a una diversa area geografica: il Tonkotsu Shoyu, ad esempio, è una specialità di Fukuoka con brodo di maiale, una fetta di carne di maiale, saporita salsa Shoyu, spinaci e alghe; il Tonkotsu Shio, ricetta più antica e sapida oppure il Tonkotsu Miso Spicy per chi ama il piccante. Sono presenti due versioni vegetariane, il Veggy Ramen a base di brodo vegetale, miso piccante, verdure miste, alga, olio di oliva e sesamo, e il Veg Deluxe, meno speziato ma sempre con brodo vegetale, latte di soia, tempura di verdure, tofu, mais, porro, salsa Shio, alga e olio di oliva. Gradevole anche nei periodi più caldi il Hiyashi Cold Ramen, servito freddo con carne di maiale a listarelle, pomodori, cetrioli, omelette, salsa di soia con
zenzero, sesamo e alga, un piatto fresco, sempre colorato e nutriente. Particolarità del Raman Lab è che è l’unico in città a possedere una impastatrice professionale giapponese per realizzare la pasta fatta in casa. “Le materie prime che adoperiamo sono italiane – ci tiene a precisare Akira-, tranne qualcosa che proviene dal Giappone. Noi sappiamo come la pasta deve essere fatta, la ricetta che proponiamo è quella autentica. Ramen Lab si chiama così perché non solo vogliamo dare risalto a questo tipo di piatto ma ci piace far vedere come si fa: essendo stato ideato come un vero e proprio laboratorio creativo, nel mio locale propongo diversi ramen. Spero nei prossimi mesi di poter organizzare qualche workshop o dei corsi per coinvolgere maggiormente i nostri clienti”.

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Qui è possibile personalizzare il tipico piatto giapponese a base di spaghetti di frumento serviti nel brodo scegliendo lo spessore della pasta, fine o spessa, il tempo di cottura, normale o al dente, oltre ai diversi topping come le fettine di maiale, l’uovo sodo marinato nella soia, l’alga nori, il porro e la salsa piccante. A valorizzare la dettagliata e originale offerta, alcune prelibatezze giapponesi come l’Edamame (fagioli di soia), gli Onigiri (triangolari polpette ripiene) o ancora i Gyoza (ravioli fritti e ripieni di pollo o verdure). E per concludere, due tipi di dolci completano l’esperienza: il Dorayaki e il Taiyaki, dessert tipici simili ma diversi nella forma. “Si tratta di pancake ripieni di marmellata di fagioli rossi Azuki – conclude Akira-. È un dolce della nostra tradizione, quello che mangia Doraemon, il simpatico gatto di colore blu dei cartoni animati: golose frittelline molto amate anche in Italia”.

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