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Sara Brancaccio: il successo esploso dietro la timidezza

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Viaggiatrice nell’animo, appunta tutto su ristoranti e pasticcerie da visitare prima di partire. Innamorata della pâtisserie francese e delle bakery americane, ne apre una tutta sua sul Lungarno Pisano portando una ventata di freschezza nel panorama cittadino con i suoi cupcakes e le sue torte rivisitate. Sfidando la sua timidezza, Sara Brancaccio approda in TV su Rai2, ospite di Antonella Clerici dove inventa, sperimenta e reinterpreta la pasticceria tradizionale con le sue fantasiose ricette.
Nel suo libro appena uscito svela trucchi, dettagli e nozioni per fare dolci buoni e belli da vedere. Perché come sostiene Sara, “tutti possono fare un dolce”!

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Da dove e quando nasce questa passione per la pasticceria?
Viaggiare ti arricchisce come persona e io ho avuto la fortuna di farlo fin da bambina grazie al lavoro di mio papà e quindi già vedevo tante cose all’estero che in Italia ancora non erano arrivate. Mi ero innamorata di queste bakery americane dove ci si siede e si passa il tempo a gustarsi cupcake, muffins e torte tutte molto invitanti. In Italia, per lo meno a Pisa, mancava ancora tutto quel sentimento, quella passione, quella cura dei dettagli che rendevano uniche le pasticcerie parigine e le bakery degli States. Quando sono tornata a Parigi con mio marito ho avuto un vero colpo di fulmine: ho assaggiato una crostatina al limone meringata, una cosa così semplice ma così buona che mi ha fatto definitivamente innamorare di tutto quello che avevo già osservato e vissuto negli anni precedenti.

Perché hai scelto quindi gli studi di giurisprudenza nonostante il tuo cuore battesse per i dolci? Rifaresti la stessa scelta oggi?
Ero affascinata dai dolci ma dalla passione scoprire che quella poteva essere la mia professione ci è voluto un pò di tempo. Anche perché a 18 anni, ho iniziato a studiare economia e commercio perché ancora non avevo le idee chiare ma poi mi sono iscritta a giurisprudenza. Comunque rifarei la stessa scelta perché quando mi sono laureata, mio padre mi disse che tutto quello che avevo fatto fino a lì, anche se sembrava un po’ sconnesso, mi sarebbe tornato utile nel futuro nonostante tutti sapevamo a quel punto che avrei aperto la mia bakery. É abbastanza comune fare un tipo di percorso formativo e poi abbracciare un’altra professione. Ci sono tantissimi chef che pur non avendo seguito un percorso di studi lineare hanno poi costruito degli imperi su delle idee geniali.

Hai aperto la tua prima bakery appena fuori Pisa e subito dopo un secondo negozio sul Lungarno pisano. Che cosa ti dava più soddisfazione nel negozio?
Cucinare è stata la cosa più deludente, perché quando sei titolare di un negozio, fai tutto tranne che quello. Il mio sogno era fare i dolci ed ero finita per non farli più! Anche a livello di stimoli creativi è stato catastrofico, perché le persone si affezionavano ad alcuni dolci e si aspettavano di trovarli sempre: se mancavano perché magari ne avevo preparati altri anche più sfiziosi, rimanevano quasi delusi, spesso andandosene via senza neanche provare ad assaggiare qualcosa di nuovo. Era contentissimo mio marito che se li mangiava tutti la sera quando li portavo a casa!

Per quanto riguarda la tua formazione, come sei diventata pasticciera? Chi è stato il tuo guru di riferimento?
Ho frequentato molti corsi serali seguiti da uno stage a Bassano del Grappa, dove ho fatto la pratica vera e propria. Non si smette mai di imparare e oggi, anche se non ho più il negozio, sto lavorando con Loretta Fanella che è la mia guru e una delle migliori pasticcere che ci sono in Italia. Anche se il mio lavoro per lei è quello di curare la parte digitale, di fatto, quando sono nel suo laboratorio sono una spugna. Ho imparato più da lei in questi due anni senza mettere le mani in pasta che negli anni precedenti.

Come ti è cambiata la vita dalla bakery a Pisa in TV su Rai2 con Antonella Clerici a “È sempre mezzogiorno Rai”?
Inizialmente è cambiata in peggio perché prima di arrivare lì ho attraversato un momento molto buio della mia vita con la nascita di mia figlia che, sembra brutto dirlo e io stessa mi odio quando lo dico, però è stato così: per una donna è già un momento complicato diventare mamma e in più lei è nata prematura e per questo ho dovuto chiudere il negozio che era stato il mio sogno. Poi mi sono reinventata, trasformando il sito del negozio in un blog e piano piano ho capito che mi dovevo formare e ripartire da zero con un lavoro diverso. Grazie a questi cambiamenti avevo più tempo da dedicare alla mia famiglia e soprattutto avevo la possibilità di proporre abbinamenti e gusti diversi senza essere legata a quello che i clienti mi chiedevano. Per cui non è stato tanto il cambiamento con il programma TV, quanto quello con il blog: essere riuscita a trasformarlo in un lavoro bello e stimolante anche se con tanti sacrifici e un impegno costante.
Naturalmente il programma ora è la ciliegina sulla torta! Fare tutte queste cose davanti ad un pubblico più ampio e con Antonella Clerici che è sempre stata abbinata al tipo di cucina che faccio io, ossia la pasticceria spiegata alle persone che sono un disastro a preparare dolci, è molto stimolante. É proprio la situazione che calza a pennello per me!

Qual è la tua filosofia nella pasticceria? Di che cosa parli nel tuo libro appena uscito “Dolci senza bilancia. Ricette e trucchi per scoprire che tutti possono fare un dolce”?
Che non va presa troppo sul serio (ride), sono l’anti Iginio Massari (che mi odierà perché penserà che sono matta): non peso niente, uso i bicchieri… anche se poi in realtà nel libro indico le grammature e tante nozioni tecniche delle ricette base che lo rendono quindi fruibile sia per chi è alle prime armi sia per chi invece vuole scoprire qualche piccolo dettaglio, trucco o nozione tecnica che prima non conosceva. Quindi l’idea è quella di sfatare il mito che la pasticceria sia complicata e avvicinare le persone spiegandogli quant’è bello fare i dolci e che lo possono fare anche loro!

Quindi il libro era un tuo sogno nel cassetto ed è stato la conseguenza di tutto questo percorso nuovo che ti sei inventata?
Le bakery che avevo visto negli Stati Uniti avevano i loro libri con le loro ricette, per cui anch’io avevo in testa il fatto che un giorno avrei scritto un libro con tutte le ricette della mia bakery, finché ho avuto il negozio. Questo libro è il frutto di tutto quello che ho imparato nel corso degli anni sia con la bakery sia con il blog. Quando ho iniziato a scriverlo ho dovuto fare un passo indietro e mettermi nei panni di chi inizia da zero, perché spesso le ricette sono scritte dando per scontate tante cose ma bisogna anche considerare che c’è chi non sa montare le uova con lo zucchero.

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Torta allo yogurt della nonna con crema al latte intera

Hai partecipato anche alla trasmissione al “Ristorante degli chef” su Rai 2. Come è nata questa occasione?
Mi sono iscritta e ho fatto un provino convinta che la mia timidezza mi avrebbe limitato e sarei stata scartata invece sono entrata nel programma e mi sono ritrovata lì dentro a dovermela cavare con molte situazioni totalmente nuove per me come ad esempio fare il confessionale 5 ore dopo aver passato il turno e riuscire a trasmettere lo stesso entusiasmo. Quindi mi sono trovata catapultata in questa realtà che non era proprio il mio mondo. Ho dei ricordi terribili delle registrazioni (ride), di come mi sentivo bloccata. Però mi ha insegnato molte cose che mi permettono oggi di andare in diretta su Rai2 con una certa tranquillità.

Quanto bisogna impegnarsi per passare da blogger a influencer?
Odio terribilmente entrambi i termini e infatti quando ho partecipato al “Ristorante degli chef”, ho chiesto in tutte le lingue di non scrivere sotto né blogger né influencer. Non mi piacciono, perché in generale sono associati a persone che lavorano poco e hanno guadagni facili. Ho semplicemente trasformato il mio lavoro in qualcosa di digitale quindi non mi sono mai vista come blogger ma come una pasticciera che opera in un altro luogo.

Le tue difficoltà sono state la chiave del tuo successo. Che cosa ti ha spinto e dato l’input per rimetterti in discussione?
Sicuramente mio marito che mi ha dato la spinta a cercare qualcosa di più profondo dentro di me. Sapevo di essere una persona fortunata con una bellissima famiglia ma non riuscivo comunque a essere felice. Cercavo la mia strada ma non riuscivo a capire quale fosse: andavo a fare i colloqui per le aziende e mi dicevano di no e quei no sono stati la mia salvezza perché mi hanno permesso di evitare di ritrovarmi a fare un lavoro che non mi piacesse e mi hanno dato la carica per migliorarmi. Mio marito poteva anche rompersi le scatole e lasciarmi lì, invece tutti i giorni mi ascoltava, mi sosteneva e gliene sono molto riconoscente, non è da tutti. È stato la mia forza in questa mia rinascita.

Perché hai puntato sulla bakery americana? Preferivi i dolci oltreoceano rispetto a quelli casalinghi?
A me piace prendere le ricette classiche anche italiane e reinventarle un po’. Ieri ad esempio in trasmissione ho fatto la classica torta di mele ma in versione pancake senza usare troppo burro perché comunque sarebbe stato troppo stucchevole per i gusti italiani. Mi piace mixare le cose e sperimentare.

In questo momento difficile in cui proprio il mondo del food è particolarmente colpito da tutte queste restrizioni e si deve reinventare proprio come hai fatto tu, cosa consiglieresti?
Parallelamente al mio blog, lavoro anche con alcuni ristoranti e pasticcerie e di fatto questo momento tocca anche me. Occupandomi della loro comunicazione e della loro visibilità sui social, scegliamo insieme delle strategie. In questi casi conta molto come reagisci alle situazioni difficili perché questi sono momenti in cui non bisogna buttarsi giù ma capire cosa fare. Consiglio di trovare il modo di fare quello che si faceva prima ma in modi diversi perché abbiamo la tecnologia che ci aiuta tanto e si può fare tanto. Anche il delivery con il cibo sta aiutando molto.

Che cosa vuoi comunicare con i tuoi dolci?
Che tutti possono fare un dolce!

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Plumcake di polenta all’arancia e cardamomo

Ph. Credits: Lido 84/LidoVannucchi – Riccardo e Giancarlo Camanini

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