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FOOD PORNOGRAPHY. Giorgio Gramegna e il suo “problema” con il cibo!

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Parola d’ordine #foodporn! Social network inondati di foto di cibo; unica regola, far venire l’acquolina in bocca. Questo è il gioco-mania che impazza ormai da anni, che si tratti di food blogger o della signora Maria. Ma c’è qualcuno che dell’ossessione per il cibo ha fatto un progetto di vita, anzi, grazie a questa ossessione ha letteralmente rivoluzionato la sua vita.
La storia di Giorgio Gramegna va oltre le fotografie pornografiche, ed oltre la passione. Perché il Foodporn per lui, e grazie a lui, è diventato sinonimo di talento. Onnivoro e senza pregiudizi alimentari, Giorgio ha un “problema col cibo”, come lui stesso dichiara, da quando era bambino. Il problema in verità era semplicemente il desiderio e bisogno di trascorrere più ore a contemplare la mamma mentre cucinava che a giocare, e poi, quando ai fornelli ci è passato lui, stare chiuso in camera a sfogliare le foto dei piatti che aveva realizzato; dopo ancora, diventare un feticista, nel senso che lui ama, anzi proprio non ne può farne a meno, osservare le persone che assaggiano un piatto per la prima volta. Perché, dice, “quando guardi delle foto e ti viene l’acquolina in bocca è pornografia, ma quando poi assaggi… quella è la parte erotica!”.

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Ph. credits: Fernando David

Così è nato FOOD PORNOGRAPHY®, sito internet sulla stregua dell’#foodporn certo, ma soprattutto, dal 2015, un vero e proprio viaggio esperienziale. A volte è necessario percorrere strade tortuose per trovare se stessi e realizzarsi. Oggi Giorgio è imprenditore, chef e artista. FOOD PORNOGRAPHY® non è più solo un sito di meravigliose foto di piatti, ma un progetto di ristorazione a 360 gradi: cibo, drink, eventi, prodotti e servizi di chef a domicilio. Ma tutto questo, il cuoco che oggi molti definiscono fuori dagli schemi l’ha conquistato anche a colpi di delusioni ed enormi difficoltà. Era il 2012 quando Giorgio Gramegna partecipava, con ingenuo entusiasmo, e il cellulare sempre in tasca pronto allo
scatto, al talent di cucina più amato d’Italia: Masterchef. “Ho capito immediatamente che non faceva per me – racconta -. Sono stato il primo eliminato della mia stagione e ne sono uscito distrutto, perché io volevo stupire i giudici, proprio come avevo fatto alle selezioni. Dopo l’eliminazione non volevo più cucinare, perché ho vissuto questa esperienza come una sconfitta, come il mio più grande fallimento”.

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Dagli scatti di Evelina Seintoulach

Ma a Giorgio quell’idea fissa continuava a solleticare la mente; il talento quando arriva dal profondo del cuore non vuole essere annientato. E quello di Giorgio Gramegna è riuscito ad esplodere. Quel fallimento è stato la spinta a dimostrare a se stesso che ce la poteva fare.

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Ph. credits: Marina Dionisio

“Avevo una mia azienda, altri soci, ero un imprenditore. Ho mollato tutto e ho ricominciato d’accapo, per fare un mestiere che non avevo mai fatto se non a livello amatoriale. Non volevo avere rimpianti, dovevo provarci, contro tutti quelli che pensavano stessi buttando via un mestiere vero per una passione che poteva restare un dopo lavoro!”.
L’amore per la buona cucina ha vinto e oggi nel suo locale di Milano Giorgio ti conduce in un viaggio fatto di aspettativa ed attesa: ti racconta il piatto, poi te lo serve, tu lo annusi e infine lo assaggi. Il piatto è ovviamente qualcosa che tu non hai mai provato prima. “Deve essere proprio come quando dai il primo bacio, se ti piace la tua espressione me lo rivela; se poi riesco a farti innamorare allora ho davvero toccato il tuo cuore!”.

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Dagli scatti di Federica Rossi D’Arrigo

E se il primo bacio è quello che poi ricorderai per sempre, sarà lo stesso per l’esperienza di Food Pornography: un risotto alla milanese dove lo zafferano è servito in un cocktail, la pizza diavola di mare con una salsa tonnata al Di Saronno, oppure quello spaghetto con salsa di mango speziata, cipolla marinata sottovuoto e semi di nigella che non a caso si chiama Arroganza. E ancor meglio l’esperienza tra il mistico e il profano del cenare guidati dalle vibrazioni di una campana tibetana in cui mesce il cocktail da abbinare alla portata.
“Oggi finalmente ho raggiunto la consapevolezza di chi sono – continua Giorgio -; non mi metto a confronto dei grandi chef perché io non ho fatto nessuna scuola di cucina, ma tutto quello che ho fatto e faccio è dettato dal cuore, dalla passione. Per imparare a lavorare bene le materie prime sono stato da molti amici professionisti, e poi mille spese fatte per provare a realizzare piatti su piatti, per trovare il mio metodo, la mia dimensione. Non uso mai molti ingredienti in un piatto, ma propongo abbinamenti desueti, sposo tra loro gli ingredienti in modo che il connubio sia molto gradevole. Non sono cose super strane, sono solo inconsuete”.

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Dagli scatti di Diana Lapin

L’azzardo è maggiore tanto più l’ospite è disposto a lasciarsi guidare nell’esperienza; quando accade di sicuro il voyeurismo dello chef raggiunge livelli orgasmici. E non stiamo parlando di pornografia, bensì di arte. Ma per capirlo dobbiamo tornare di nuovo a Masterchef, a quell’esperienza negativa necessaria perché la scintilla creativa si accendesse. “Quando feci il piatto per le selezioni pensai che era davvero bello e scattai molte fotografie. Poi notai che anche dopo che il contenuto del piatto era stato mangiato era rimasto qualcosa di bellissimo e scattai altre fotografie. Dopo qualche anno ritrovai queste foto e mi piacquero ancora di più, così provai a fare un esperimento.

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Dagli scatti di Giulia Copercini

Invitai a cena degli amici e servii a tutti lo stesso piatto. Iniziai ad osservarli mentre mangiavano e notai che ognuno aveva espressioni diverse, lo mangiava in modo diverso (con le mani, con la forchetta, con le bacchette). Poi raccolsi i piatti vuoti e li fotografai. Con le foto realizzai dei quadri e li appesi a una parete. Quando richiamai i miei amici per mostrarglieli non credevano ai loro occhi: quei quadri li avevano realizzati loro, era il segno di se stessi che avevano lasciato nel piatto. Pochi giorni dopo feci un evento a casa e c’era una psicologa. Quei quadri le piacquero molto e io le raccontai cosa erano. Stupita iniziò il gioco di provare a indovinare se il quadro fosse di una donna o di un uomo e non ne sbagliò uno. In quel momento capii la potenza di quello che avevo scoperto e nacque un progetto”.

Quel progetto si chiama FOOD Print. Il segno che rimane nel tuo piatto dopo che hai finito di mangiarlo si trasforma in un quadro: un ricordo indelebile, un inedito punto di vista e un segno unico che raffigura la tua persona, dal piatto alla “tela”. “Questi quadri rappresentano davvero le persone a 360° perché non hanno un verso giusto o sbagliato; li puoi girare come vuoi e ogni voltano sembrano un quadro nuovo. Proprio come siamo tutti noi, che un giorno siamo tristi e un altro felici; oppure per come ci vedono gli altri: ad una persona sto simpatico ad un’altra antipatico. Ma sono sempre io, è solo l’osservatore che cambia; ecco, puoi cambiare il punto di osservazione del quadro proprio come cambi il punto di vista di una persona!”. Food Pornography è anche questo: il cibo che diventa arte!

Ph. Gallery: Stefano Adami

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