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Tutti cuochi professionisti davanti ai fornelli?

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A cura di Mirko Ronzoni

Molti ritengono di poter competere con gli chef professionisti. Sarà veramente cosi?
Altro che chef Ramsay o Cracco! La maggior parte degli intervistati dal portale Censuswide pensa di poter tenere testa agli chef professionisti in cucina. È quanto emerso da un nuovo sondaggio che ha coinvolto 2.000 persone e che ha scoperto che il 63% è così sicuro delle proprie capacità culinarie, che crede di poter competere con i grandi chef.
La passione, anche grazie ai numerosi show televisivi che riempiono le nostre televisioni, è molto forte. A questa si associa una certa “bravura”, in quanto due su tre credono addirittura di avere le carte in regola per aprire un proprio ristorante o un’attività di catering sulla base del solo talento.
Un buon 62% di questi “cuochi casalinghi” pensa di essere degno di avere un proprio programma di cucina in TV. Tuttavia quando hanno chiesto loro come se la caverebbero in un programma televisivo di competizione culinaria, tre su dieci hanno risposto che arriverebbero solo a metà stagione… C’è sicuramente un po di confusione. Commissionato dal marchio di elettrodomestici di lusso Signature Kitchen Suite e condotto da OnePoll, uno studio americano ha rivelato anche che quasi 6 su 10 (il 58%) si considerano “cuochi professionisti”, nonostante svolgano un altro lavoro.
Se è chiaro già da qualche anno che la figura dello chef va molto di moda, è anche vero che il nuovo trend nato in pandemia è “noleggiare” i servizi di uno chef a domicilio, un cuoco personale che per una sera garantisca ai suoi clienti la possibilità di godersi un pranzo o una cena di alto livello senza dover uscire di casa. In primis si sono lanciati gli chef/ristoratori italiani…e fin qui, nessun problema. La parola d’ordine era diversificare. Poi ce stata l’ondata degli “improvvisati”, degli “amatori”, di chi ha colto l’occasione per cambiare vita.
Anche se fra le mura domestiche, quello della somministrazione di alimenti è pur sempre un servizio professionale in cui vengono trattate materie prime, conservate e distribuite, per le quali bisogna seguire le linee haccp e, nonostante non sia previsto un manuale aziendale, si presume che lo chef ne possieda il certificato. Gli intervistati o gli improvvisati spesso non analizzano cosa ci sia dietro alla ristorazione. Tra gli svantaggi si può annoverare quanto estenuante e pressante possa essere cucinare un pasto perfetto, sopratutto per parecchie ore durante il giorno e nelle situazioni più disparate (feste, eventi ecc…).
Altra variabile fondamentale è il tempo, cucinare da professionista implica una forte organizzazione nelle tempistiche e nelle quantità, dal momento che uno chef deve soddisfare i palati di numerose persone e non solo dei componenti di una famiglia.
C’è poi chi si diletta a sperimentare. Mentre una persona mediamente prepara il 46% dei suoi pasti da zero, il 69% ha ricreato con successo un piatto che ha mangiato in un ristorante. Parlando di cucina ispirata ai ristoranti, due su tre amano studiare i cibi e le ricette dei locali in cui cenano e quasi altrettanti (63%) credono addirittura di poter migliorare quelle ricette. E voi pensate di potervi lanciare domani nella ristorazione?

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