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Pietro Zardini e l’arte del winemaker

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Il suono morbido di un sughero che viene stappato dalla bottiglia ha il suono di un uomo che sta aprendo il suo cuore”.

Queste sono le semplici parole di William S. Benwell che contraddistinguono, in pochi versi, le vere origini dell’arte di fare del buon vino dalle leggende, spesso associate – in antichità e tempi odierni – alla fugacità dello spirito umano, alla frivolezza e allo scompiglio di desideri inconsci.

Ma c’è, forse, più di questo nella vecchia magia di trasformare un frutto in una bevanda dai camaleontici sapori e odori, e dalle diversificate strutture. Da ieri, e ancora oggi, ad aprire il proprio cuore a un’attività millenaria è il Winemaker: cultore e sapiente produttore di vini.

Lì dove la vita e la storia si intersecano in una danza virtuosa, si estende il territorio della Valpolicella: da sempre, ricca di vegetazione, germogli e di preziosi vigneti che producono – ancora oggi – un vino dalle eccellenti e uniche qualità al mondo.

Proprio in quelle terre, nel 1971, nasce Pietro Zardini che, dall’età di soli 19 anni, impiega anima e cuore in un arduo e coraggioso mestiere. Le sue origini sono radici profonde che riecheggiano tra le viti e la cantina di famiglia, dove per lungo tempo si è mantenuta la promessa di un legame con la terra e i suoi frutti.

I vini di punta della cantina di Pietro Zardini

La cantina Zardini ha, nel corso di questi anni, dato vita a prodotti garantiti che esaltano i vecchi sapori e rivelano nuove note di dolcezza: una continua evoluzione alla scoperta di eccellenze richieste in ogni parte del mondo.
Tra i vini di punta della cantina vi sono l’Amarone, il Rosignol e il Recioto della Valpolicella.

L’Amarone viene da sempre definito un’esplosione di sapori decisi, ma innocenti. Il suo colore è di un rosso intenso e scuro, ma dalle delicate sfumature Falun. All’assaggio ci appare morbido e caldo; ma una volta toccato il palato, ci avvolge e ci riempie completamente con le sue note di frutta.
Pietro Zardini lo definisce: “un vino secco che, per l’abbondante estratto e per l’alto grado alcolico, dà una seducente illusione di dolcezza”.
L’Amarone è così indicato tra appassionati ed esperti come uno dei migliori vini al mondo, per la sua qualità dovuta al processo di produzione che avviene attraverso un lungo appassimento delle uve: una vecchia tecnica secolare che accresce le caratteristiche organolettiche della materia prima.

Il secondo protagonista di questa cantina, non meno importante dell’Amarone, è il Rosignol, un vino dalle origini natali, un tesoro di ricordi e un omaggio ai familiari di Pietro, considerati da tutti, in paese, “Rosignol” – usignolo in dialetto Veronese – o “maestri di canto” ovvero dalle eccezionali doti canore. Il vino si presenta, dunque, con un rosso ottenuto da uve passite, un chiaretto spumante e un bianco delicato e dalle note fruttate. Ideale per accompagnare una cena di famiglia e ottimo da sorseggiare durante i momenti di relax.
Ad arricchire la collezione di prodotti della cantina, è, infine, il Recioto della Valpolicella ottenuto grazie all’affinamento in anfora di terracotta: un’antica tecnica di conservazione del vino che oggi svolge la funzione di invecchiamento e definizione del gusto finale del prodotto stesso. Entrare nella sala delle anfore è uno spettacolo emozionante, che permette di collegarsi con le radici della storia del vino. Questa tecnica permette al vino di arricchirsi di ossigeno in modo naturale, esaltando così profumi varietali della Corvina passita.

Sono, purtroppo, pochi i produttori che utilizzano questi strumenti e Pietro, in questo caso, svolge un compito di maturata esperienza e grande responsabilità. Basti pensare che 2013, il loro impiego in cantina è stato riconosciuto dall’Unesco come patrimonio intangibile dell’umanità.

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