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Miky Degni: l’arte di dipingere con il vino

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Disegna, dipinge, scrive, fotografa, ascolta jazz e beve solo
vino rosso. Ritratto di un artista eclettico che comunica, attraverso l’arte, la bellezza delle cose che vede, assapora, immagina e crea.
Il vino, oltre a essere la sua bevanda preferita, è diventato uno
strumento di lavoro con il quale dipinge e comunica la sua visione delle diverse realtà che lo circondano.
Ha partecipato a eventi importanti quali la Biennale di Venezia di Vittorio Sgarbi, al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, alla Triennale di Roma di Achille Bonito Oliva.
Dal 2005 una sua installazione permanente è presente
all’Alexander Museum di Pesaro. Alcuni dei suoi lavori sono
pubblicati sui cataloghi Mondadori.
Un artista a tutto tondo in cerca, forse, dell’esperienza più
bella!

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Charme de dame rouge – Miky Degni

Quando nasce Miky Degni e quando scopre la sua vocazione e la sua arte?
Nasco esattamente nel 1961 e la mia arte è stata una scoperta
precoce: infatti, già da molto piccolo, alle scuole elementari,
manifestavo delle doti manuali ed ero particolarmente predisposto per il disegno. Con questo mio talento, già alle scuole medie ho capito esattamente cosa volevo fare nella vita per cui ho perseguito i miei studi in questa direzione. Ho iniziato a lavorare giovanissimo negli anni ’80 e con una decina di anni di gavetta
ho affinato varie tecniche e approfondito le mie conoscenze. Negli anni ‘90 ho aperto “Segnidegni”, una boutique creativa che lavora nel mondo della pubblicità ma con una fortissima connotazione artistica perché tutto quello che io faccio cerco di declinarlo con il linguaggio dell’arte.

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Geisha Wine – Miky Degni

Quando nasce la tua idea di dipingere con il vino?
L’idea di dipingere con il vino nasce nel 2007 a seguito di una collaborazione con una casa vinicola della Valtellina che
mi chiese di fare una campagna di comunicazione piuttosto vivace, diversa, alternativa e quindi da lì l’intuizione di dipingere direttamente con il prodotto per promuovere il prodotto.

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Quattro ottobre – Miky Degni

Hai portato quindi l’arte in cantina…
L’arte in cantina è diventata la naturale evoluzione di questi prodotti che io ho realizzato con il vino per promuovere
le case vinicole attraverso il linguaggio dell’arte che siano appunto le mie performance, piuttosto che degustazioni al buio o le masterclass di pittura con il vino in cantina con degustazione, oltre che esposizioni vere e proprie all’interno delle stesse.

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Un velo di bellezza – Miky degni

Dipingi con diversi e ottimi vini rossi: qual è il tuo preferito per dipingere e qual è il tuo preferito da bere?
Per dipingere non ce n’è uno preferito nel senso che quasi tutti i vini vanno bene purché siano molto corposi e questo dipende dalle sostanze polifenoliche presenti sulle bucce e dagli antociani, responsabili della tonalità e dell’intensità del colore dei vini rossi. Mi è capitato di dipingere con diversi vini partendo dalla Valtellina fino a quelli della Sicilia. Quelli che invece preferisco io da bere sono sicuramente i grandi vini strutturati come il Nero d’Avola, l’Amarone, il Nebbiolo questo tipo di vitigno molto corposo che fa molto vino rosso!

Il tuo ultimo sforzo è stato “Aforismi Ubriachi”, un libro che hai scritto con la prefazione dello chef Sadler. Con quale obiettivo è nato questo libro?
Non c’era l’obiettivo di mettermi a fare lo scrittore perché non è sicuramente nella mia vena creativa. Sono una serie di aforismi che ho collezionato nel tempo perché mi piace scrivere cose molto sintetiche che possono colpire, avere una comunicazione molto rapida, un pò com’è nella mia natura di pubblicitario. I concetti devono passare in pochi secondi come in uno spot. Sono divertenti e goliardici. Un incrocio fortunato mi ha portato poi da Claudio Sadler, che molto gentilmente ha accettato di scrivere la prefazione perché divertito da questo libro un po’ irriverente.

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La tulipe – Miky Degni

Da dove è arrivata l’ispirazione di questi aforismi?
I miei aforismi nascono dall’esigenza di comunicare in chiave ironica il disagio della nostra società e far riflettere gli Italiani
sui propri stili di vita. Stare in mezzo alla gente, ascoltare le
loro chiacchere al bar sorseggiando un cappuccino, è stata la
mia ispirazione, semplicemente ascoltando.

Fai parte del movimento Cibiartisti. Ci spieghi in che cosa consiste e che cos’è?
Cibartisti è un’associazione che raccoglie una serie di artisti italiani che lavorano sul tema del food in generale spaziando dal cibo al vino. Il mood del movimento è lavorare con il linguaggio dell’arte sul tema del cibo, del food. Quest’associazione, con la quale collaboro, esiste da parecchi anni.

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Il bicchiere mezzo piano – Miky Degni

C’è un segreto per dipingere con il vino?
No assolutamente no, e poi i segreti non si svelano (ride)! Certo il vino deve essere molto corposo ma più o meno tutti i vini rossi si prestano, basta che siano rossi. Il segreto è nella carta Amalfi che utilizzo, una qualità di carta molto pregiata, che è realizzata ancora oggi con tecniche artigianali come nel Medioevo.
Quello che caratterizza questa carta è proprio il mancato impiego della cellulosa del legno nel processo produttivo che si basa, invece, sulla macerazione in acqua all’interno di tini maiolicati, di tessuti precedentemente battuti con magli di legno per spezzarne le fibre. Gli stracci, in questo modo, si disfano formando una sostanza fluida nella quale viene immerso un telaio in ferro con una rete a maglie fittissime che filtra la componente solida del composto separandola da quella liquida. La pasta così ottenuta viene schiacciata con una pressa e posta ad asciugare dando vita ai pregiati fogli di carta amalfitana.

Che cosa rappresenta il vino per Miky Degni?
Il vino è arte perché è il risultato di tanto lavoro, grande manualità e amore. Da sempre utilizzo l’arte come veicolo di comunicazione ed essendo anche un estimatore del buon vino, ho voluto sperimentare questa nuova tecnica per deliziare palato e vista.

Dal calice alla carta tramite la musica: come nascono le tue
performance di wine painting?
Le mie performance sono quasi tutte accompagnate dalla
musica jazz e naturalmente improvvisate con i musicisti per Un velo di bellezza Quattro ottobre poi trovare la propria strada durante la performance stessa. Sulla pregiata carta d’Amalfi prendono vita, grazie al vino, soggetti diversi in totale libertà espressiva così come accade nel jazz. Improvvisazione è la parola chiave che denota l’originalità di questi eventi. Tradurre in immagini l’ispirazione che ricevo dalla realtà circostante in quel momento è il mio obiettivo per far vivere il prodotto e comunicare tramite questo.

Di tutte le esposizioni che hai fatto come ad esempio la Biennale di Venezia, al museo della scienza della tecnica di Milano, la Triennale di Roma, una lista infinita e importante, qual è stata quella che ti ha dato più soddisfazione da un punto di vista artistico?
Le esperienze sono sempre tutte significative e formative. La cosa che continua a divertirmi di più è sicuramente quella di continuare a sperimentare questo mix tra arte e pubblicità che è nelle mie corde perché, nascendo come pubblicitario, io continuo a utilizzare l’arte per comunicare, così come m’insegnò il mio maestro Andy Warhol. Continuo quindi a perseguire quella strada cioè continuo a dialogare e comunicare con l’arte e la pubblicità ed è questa la cosa che mi dà maggior soddisfazione. Ho lavorato per aziende automobilistiche, cosmetiche, sportive importanti e molto conosciute sul mercato e mi ha dato grande soddisfazione.
Forse l’esperienza più bella deve ancora arrivare non lo so, vediamo, ci risentiamo tra un pò e ti dirò…

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