Il rito italiano per eccellenza, l’aperitivo. Occasione di convivialità e momento di relax dopo una giornata di lavoro, l’aperitivo cambia a seconda delle regioni.
Un importante premessa storica: l’aperitivo nasce nell’antica Roma come il sontuoso banchetto dei ricchi signori e dei
politici. Occasione imperdibile per sfoggiare tutta la vanità e l’opulenza dell’Impero, i piatti erano scenografici e molto ricchi ma spesso poveri di nutrimento e a volte dannosi per la salute.
Ovviamente, l’accompagnamento ai pasti era il famoso nettare degli Dei, il vino. Vino, che in origine consisteva in un mosto fermentato ma che col passare del tempo impararono a raffinare attraverso varie miscele di uve e anche a importarlo
dalla Grecia.
Con Cicerone si fa strada il primo “cocktail”: il vino mielato, il “mulsum”, che rappresenta un primo accompagnamento
vero e proprio alle pietanze. Per tornare ai tempi moderni, la Capitale è da sempre sinonimo di Città Aperta. Accogliente e godereccia, anche Roma al tramonto si prepara al rito dell’aperitivo. L’aperitivo romano, dal più vivo ed esplosivo dei quartieri del Pigneto e Trastevere a quelli più “chic” dei Parioli, non può non cominciare dalle tartine, gli snack salati, le patatine e i tramezzini ripieni e consigliamo particolarmente le palline al
formaggio fritte.
Altro classico dell’happy hour romano è il fiore di zucca, fritto
o al forno ripieno, accompagnato dalle sempre gustosissime bruschette e pizzette di ogni genere.
Terra di salumi e formaggi pregiatissimi, il tagliere è assolutamente un must dell’aperitivo romano. Concludendo con pinsa romana, supplì e gnocchetti fritti cacio e pepe.
Passando al buon bere, non si può prescindere dai rossi e dai
bianchi laziali.
Pensiamo al Tellus Syrah, Lazio IGP, oppure all’Oppidium, un
moscato di Terracina DOP secco o ancora i bianchi Frascati Superiore e Cannellino di Frascati, realizzati principalmente
da uve malvasia e il rosso Cesanese del Piglio.
Per gli irriducibili del cocktail, i classici come il Negroni,
Spritz e Moscow Mule, segnaliamo assolutamente il Bloody
Vaccinara che mixa la vodka con la salsa di pomodoro alla
vaccinara, il lime e due bitter. Non ve ne pentirete.
Gualtiero Marchesi, l’uomo che ha cambiato la cucina italiana
È stato il primo a conquistare Tre Stelle Michelin, il primo a restituirle. Un maestro insuperabile per tanti cuochi, divenuti