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L’Amaro dei Murazzi: lo ‘spirito’ di Torino distillato in bottiglia

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Sono il luogo che racchiude, forse meglio di ogni altro, l’anima torinese, nel suo evolversi dell’ultimo secolo. Parliamo dei Murazzi, i locali costruiti nella prima metà del XIX secolo per preservare la città dalle piene del fiume, ricavati all’interno delle arcate situate sulla sponda ovest del Po, un tempo utilizzati per il rimessaggio delle barche da pesca e, nel ventennio successivo, a causa del crescente inquinamento del fiume, abbandonati dai pescatori con un conseguente degrado dell’area. Prima di ritornare, a partire dalla fine degli anni Ottanta, come luogo culto della movida torinese, fervente punto di riferimento di una cultura, spesso anche underground della città.
Oggi, questo spirito identitario forte, conosciuto in tutta Italia, per il suo fascino anche contraddittorio, è stato racchiuso in un amaro artigianale, realizzato utilizzando 28 botaniche, sapientemente equilibrate per dare vita ad un prodotto complesso, di nicchia.
Si chiama, appunto, L’Amaro dei Murazzi, e rappresenta la novità che arricchisce ed innova la centenaria tradizione liquoristica piemontese, da sempre legata alla ricchezza di un territorio in grado di offrire un’ampia varietà di erbe, radici e spezie per la creazione di liquori e distillati di pregio.
A realizzare questo prodotto, che si presenta per il suo forte legame col territorio e, in modo particolare, con la città di Torino, sono stati tre ragazzi, Alessandro Carbonara, Francesco Carbonara e Fabio Andreace, subentrati nella gestione del Magazzino sul Po, anche detto Gianca2, uno dei locali più conosciuti e rappresentativi della Torino degli anni Ottanta. Da questa loro intuizione, poi, l’amaro è stato distillato e imbottigliato presso la Distilleria Erboristica Alpina.

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I Murazzi, a partire dagli anni Ottanta fino ad una decina di anni fa, più che un luogo, rappresentavano un’idea e uno stile di vita – racconta Alessandro – che hanno permeato il modo di vivere la notte e la socialità per decine di migliaia di persone. Scendere ai Murazzi era come varcare una dimensione nascosta, addentrarsi in un mondo altro, in cui le regole della quotidianità, nel bene e nel male, si scoprivano sospese fino al richiamo all’ordine dato dall’alba. Attraversati dall’impiegato e dall’artista, dal milionario e dal bohemien, tanto diversi alla luce del sole quanto incredibilmente simili nel loro cercare qualcosa in fondo alla notte”.
La zona franca per eccellenza di Torino doveva avere, prima o poi, un liquore che ne portasse il Nome. – prosegue Francesco – Il sigillo non poteva che essere quello di Gianca, l’uomo col cappello, che i Murazzi li ha inventati”. “Abbiamo voluto mantenere vivo lo spirito dei Murazzi – interviene Fabio – omaggiando questo luogo così importante e creando un liquore che potesse ben rappresentarlo. Da qui l’idea di produrre un amaro che potesse esprimere il forte legame col territorio, ma anche la sua apertura al mondo proprio come i Murazzi”.

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Giancarlo, dal nome del suo proprietario, è riconosciuto come il fondatore dei Murazzi e non è un caso, quindi, che il suo volto sia presente sull’etichetta dell’amaro ed ispiri nome e logo della Gianca Spirits. Anche il retro della bottiglia omaggia l’atmosfera dei Murazzi, descrivendoli come “il crocevia di artisti e nottambuli d’ogni estrazione ed etnia, passaggio obbligato per nativi e forestieri”.
Queste caratteristiche si ritrovano nelle sfumature dell’amaro, la cui ricetta si avvale di 28 erbe delle alpi e delle campagne piemontesi: menta di Pancalieri, Timo serpillo, Genepì,
giusto per citarne alcune. A questa identità fortemente torinese si aggiungono, poi, delle note provenienti da regioni calde e paesi esotici, come la Vaniglia Bourbon del Madagascar, la china calissaya e le arance di Sicilia. Una perfetta armonia tra la capacità di essere legati al proprio territorio ed al contempo essere aperti al mondo, un po’ come accadeva ai Murazzi, crocevia di generazioni, culture ed espressioni artistiche.

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