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La leggenda del Rum: storia di una bevanda eterna

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a cura di Marco Furmenti

L’immaginario è quello di un locale in legno immerso nel centro di una capitale del Sud America, il caldo soffocante, un bicchiere logoro e qualche bandiera nera con un teschio spettrale che aleggia sulle pareti. Dall’altra parte del bancone, un barista dalla fronte sudata ci versa in quel bicchiere più di una dose generosa di rum liscio mentre il fumo dei sigari bollenti aleggia nell’aria.
E se vi dicessi che la storia del rum è quasi più legata al vecchio continente che alle Americhe? Le vicende di questa bevanda sono più complicate di quanto si possa immaginare e per analizzarle al meglio occorre visualizzare la storia dello zucchero e quella della distillazione, che a dire il vero non sono andate proprio di pari passo. Ben prima della barbabietola, la canna da zucchero veniva già utilizzata in Asia per ottenere una sorta di melassa quasi seimila anni prima di Cristo, ma per arrivare alle prime bevande alcoliche a base di zucchero dovremmo aspettare fino al quarto secolo quando le popolazioni dell’attuale India svilupparono questi prodotti. Assieme a questa, anche la Cina rivendica la paternità delle bevande ottenute dallo zucchero.
È lo stesso Marco Polo (XIV sec.) che in uno dei suoi racconti ci narra qualcosa a proposito, nel suo viaggio sulla via della seta (Del reame di Coilun – Cap. 176- Il Milione): “[…] Qui nascono i merabolani embraci e pepe in grande abondanza […]. Qui si à bestie divisate dall’altre […] e non ànno niuno frutto che s’assomigli a’ nostri. Egli fanno vino di zucchero molto buono.

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E l’Europa? Per il vecchio continente, toccherà aspettare fino a quando gli arabi cominciarono a vendere e coltivare la canna da zucchero (il sale arabo) nei possedimenti dell’attuale Spagna (VIII sec. d.C.). Con loro non solo portarono lo zucchero, ma anche una vecchia tecnica appresa dagli egizi: la distillazione. Siamo ancora lontani dalla moderna gestione degli alambicchi però il profumo del rum è già nell’aria. Dopo tre secoli, grazie alla maestria dei monaci, si cominciò ad avere dei buoni risultati dai processi di distillazione e ad ottenere bevande ad alta gradazione alcolica. L’anno preciso della creazione della prima bottiglia di rum non è chiara, ma d’altro canto, siamo abbastanza certi che la prima distillazione più vicina a quella moderna è avvenuta a Londra nel XV secolo con le canne provenienti dall’India e successivamente dalle Americhe. Sì, perché intanto è arrivato il 1492 e con sé la scoperta delle Americhe e la caduta della dominazione araba in Spagna, perciò anche la canna da zucchero, dalle uniche piantagioni europee nelle Canarie si spostò nelle colonie del nuovo mondo. Furono gli stessi schiavi a scoprire che i sottoprodotti della lavorazione della canna potevano essere fermentate e diventare alcool: leggenda vuole che grazie ai monaci benedettini instaurati a Santo Domingo si sviluppò anche una tecnica particolare per la produzione di un distillato (Rectificando Verum Medicinam – RVM). Anche se lo sviluppo del rum nel nuovo mondo non è del tutto chiaro, sappiamo che la bevanda ottenuta per distillazione della canna da zucchero prendeva il nome di Aguardiente, e così fu fino al XVII secolo, quando appare per la prima volta la parola “RUM”.
A partire da questo momento la strada è tutta in discesa: evolvono gli alambicchi, migliorano le tecniche, e la voglia degli europei di consumare il rum aumenta tanto da spingerli ad importarlo, sostituendolo anche a bevande locali come il cognac. Se è vero che il rum è nato ufficialmente in Europa, è anche vero che la sua industrializzazione è tutta americana. Per soddisfare la sete degli europei, nacquero le prime distillerie verso la metà del seicento e il rum americano divenne leggenda e spesso anche moneta di scambio. Solo l’avvento del whiskey minò la sua importanza negli Stati Uniti, ma così non fu per l’Europa. Divenne infatti la bevanda ufficiale della Marina Britannica dopo la conquista dell’Isola di Giamaica e si evolvette in Grog dopo un’adeguata miscelazione con acqua: effettivamente il consumo di rum da parte dei marinai era diventato eccessivo. Storia vuole che le spoglie dell’ammiraglio Nelson vennero conservate sotto rum in attesa del ritorno in Inghilterra, ma che i marinai lo bevvero praticando un foro nella botte: da qui il nome “Sangue di Nelson” per il rum.
Bevanda, moneta e anche causa di disordini sociali, come accadde a inizio ‘800, quando il governatore del Nuovo Galles del sud (Australia), William Blight, mise fuori legge il rum in risposta al problema del diffuso alcolismo e si vide le baionette puntate di fronte al palazzo del governo. Fortunatamente, nel corso di centinaia di anni, il rum ha passato ogni peripezia, superando a pieni voti l’usura del tempo, migliorandosi. Grazie agli ammodernamenti industriali, nel XIX secolo, il rum cambia volto. Nascono così rum pregiati, morbidi, a volte dolci e con sentori di spezie fino ad arrivare ai rum usati ancora oggi nei migliori cocktail creati dalle mani sapienti dei barman.

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