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Intervista a Mauro Bochicchio, il papà dei piccoli produttori

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Siamo alle porte della primavera e mi piace riflettere sul fatto che ogni anno nei campi non spuntano solo fiori, ma fioriscono anche food startup. La loro primavera è colorata e allegra proprio come le giovani piantine, ma l’inverno poi arriva determinato e deciso e molte di queste start up non lo superano. Altre sopravvivono, ma hanno bisogno di radicarsi e crescere per affrontare con forza l’inverno successivo, proprio come fanno, anno dopo anno, gli artigiani di modeste dimensioni, troppo poco noti nonostante il pregio e la superiorità dei loro prodotti.

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Giovani imprese che necessitano di aiuto per farsi conoscere ed entrare nel circuito del mercato. E piccoli produttori parte del grande e importante patrimonio culinario italiano: eccellenze che per essere riconosciute tali hanno bisogno di un padre che li guidi. Per alcuni il padre si chiama e si chiamerà Mauro Bochicchio, creatore e curatore di “Cultural”, il Festival della Cultura
Alimentare d’eccellenza che dal 2014 vuole creare una catena virtuosa, corta e sostenibile, a favore del territorio e della valorizzazione delle capacità artigianali.

Mauro, come è nata l’idea di questo festival?
Sono sempre stato un appassionato di cultura alimentare e da tantissimi anni cerco di raccontare, anche all’estero, tutto quello che di buono e bello in capo agroalimentare l’Italia ha e fa. Dodici anni fa mi trasferii in Francia, a Parigi, e mi accorsi subito che mancava, nell’offerta, la vera qualità che abbiamo in Italia. Io ero abituato a bere certi vini, a comprare prodotti da piccoli artigiani che mi garantivano standard elevati, tracciabilità eccetera. È nata in me un’esigenza personale: dare lustro alla nostra cultura alimentare e riuscire a portare in Francia i prodotti artigianali che sono la nostra vera eccellenza.

Piccoli produttori che fanno tanta fatica a farsi conoscere anche nella loro stessa Italia…
Sì, certo. Ci sono tantissime piccole ma eccezionali realtà che non hanno la capacità economica di mostrarsi, di partecipare alle importanti fiere e manifestazioni dedicate al mondo del food. È proprio a loro che ho pensato. L’obiettivo che volevo raggiungere era quello di creare un’economia locale attorno a giovani start up e attorno ai piccoli produttori, che sono coloro i quali conservano e trasmettono la nostra biodiversità, che in Italia è enorme.

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E ci sei riuscito?
Beh, posso sicuramente dire con molta gioia e un po’ di orgoglio che Cultural qualcosa lo ha fatto. Nel 2012 ci fu la prima edizione a Parigi al palazzo dell’Unescu, parlammo proprio di bio-diversità e portai una decina di aziende italiane. Coinvolsi ristoratori, chef, pasticceri e panificatori locali e li misi in contatto con i nostri produttori. Fu un grande successo e di anno in anno il festival di Parigi è cresciuto. Sono nate molte sinergie, tanti produttori ora distribuiscono in Francia, ma soprattutto il territorio francese ha capisco cosa significa veramente eccellenza italiana.

Poi hai portato il Cultural anche in Italia.
Sì, il secondo anno volevo dare un contributo alla mia terra, la Basilicata, e ho presentato il progetto al comune di Matera. I piccoli produttori vanno valorizzati anzi tutto nel nostro paese, dobbiamo far decollare l’economia locale, non dobbiamo permettere che i giovani lascino la nostra patria e vadano all’estero perché qui non trovano terreno fertile. Ho pensato di portare il festival in loco, per fare incoming, per fare in modo che tante persone, da tutta Italia, arrivassero nella mia regione. Anche in questo caso sono partito con pochi espositori, ma poi anno dopo anno la manifestazione è diventata grande, e sono anche riuscito a mettere insieme tutti i più grandi cuochi del sud: Puglia, Campania, Calabria…

Un festival “ambulante” che sensibilizza e promuove la creazione di una filiera virtuosa…
Altrimenti le giovani imprese e i piccoli produttori implodono. Dobbiamo far crescere un’economia sana. La sensibilizzazione poi cerchiamo di farla anche su temi come la bio diversità, lo spreco alimentare, la sana alimentazione e l’obesità… Ogni anno affrontiamo un tema diverso.

Quale sarà il tema del 2020?
Vegetale al centro. Un giorno andai a mangiare da Christian Mandura all’Unforgettable a Torino e, chiacchierando con
lui, ho iniziato a riflettere sul come ci alimentiamo, sul fatto che mangiamo troppa carne, a fare un confronto tra la dieta mediterranea e la dieta di Harvard, che spinge a consumare molta frutta e verdura… Quest’anno voglio stimolare il pubblico su questo tema.

Tra gli appuntamenti del 2020 ci sarà infatti anche Torino.
Il Cultural 2020, alla sua X edizione, partirà il 30 e 31 maggio a Parigi, seguiranno Torino e Matera. Torino è una città in grade fermento enogastronomico e credo possa essere un territorio molto ricettivo per il nostro progetto.

E quali altre regioni italiane hai in mente di visitare in futuro col Cultural?
Di sicuro nel 2021 saremo in Umbria, a Perugia o ad Assisi. Poi chissà…

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