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Damiano Nigro: nel cuore palpitante dell’Alta Langa

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Quando lo scrittore piemontese, Davide Layolo parlava delle Langhe diceva: “Se mi riempio il palmo della mano di questa terra, entrando nel vigneto mentre il contadino zappa, la sento palpitare calda come avesse sangue e anima. Queste colline, nei paesaggi notturni sotto la luna, sono davvero mitiche…”.

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Ed è proprio in queste terre, nel cuore delle Langhe che si trova Il Relais Villa d’Amelia, posto sul crinale di una collina tra boschi rigogliosi e splendidi noccioleti, con una magnifica vista sulle Alpi e le morbide colline del Barolo, a pochi minuti da Alba. Colline e vigneti che si alternano a castelli e borghi storici, questo è il paesaggio che riempie lo sguardo del visitatore che arriva in questa zona. Il Relais si presenta come un antico podere ottocentesco, appartenuto in passato alla famiglia Bonelli. Il luogo era conosciuto come la “Cascina Bonelli”, oggi magistralmente ristrutturata; nel restauro si è saputo mantenere le fattezze originali, contribuendo così a creare un’atmosfera d’altri tempi: per esempio è stata mantenuta al suo interno la chiesa privata della famiglia ancora visibile dal cortile interno. Il Relais Villa D’Amelia è oggi un perfetto punto di partenza per scoprire un territorio magico, ricco di sapori e tradizioni.
Ospita al suo interno due importanti ristoranti, entrambi sotto la guida dello chef stellato Damiano Nigro, figura di riferimento della gastronomia italiana e oggi ambasciatore della cultura culinaria dell’Alta Langa. Il ristorante DaMà è un insieme di tradizione e sperimentazione dove sono protagonisti i piatti tipici piemontesi rivisitati in chiave contemporanea. Il ristorante gourmet Damiano Nigro, 1 stella Michelin, è invece territorio di esplorazione e scoperta.

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Il conchiglione

Abbiamo incontrato lo chef Damiano Nigro e gli abbiamo chiesto:
Come nasce la tua passione per la cucina?
“Il mio amore per la cucina nasce come un impeto giovanile: mi sono messo in viaggio all’età di 15 anni, partendo dalla Puglia verso il profondo nord, Courmayeur, dove ho iniziato come lavapiatti e questo mi ha dato la possibilità di studiare attentamente tutti gli strumenti degli chef. Gli strumenti sono stati il mio punto di partenza e come un curioso alchimista ne ho studiato ogni dettaglio. Questa stessa curiosità mi ha permesso tre anni dopo, a soli 18 anni, di essere nelle cucine dello Chef Alfredo Chiocchetti a Moena e a 21 anni da Gualtiero Marchesi a Milano. Dal Maestro Marchesi ho appreso le “formule magiche” e le tecniche necessarie a tirare fuori da ogni ingrediente l’essenza e la sua massima espressione. Poi sono partito per il Regno Unito. Ho lavorato a Bray al Waterside Inn, nel Ristorante dello Chef Michel Roux, dove ho imparato che la cucina è responsabilità e capacità di interpretazione di un’identità. A Londra, invece, lavorando con lo Chef Pierre White, ho appreso la capacità di applicare “genio e follia” creando un progetto nel piatto e rendendolo scalabile per un vasto numero di ospiti. Altri
Nel cuore palpitante e nell’anima dell’Alta Langa. Paesi e chef che mi hanno incantato sono stati la Spagna, dove ho avuto la preziosa occasione di lavorare con Martin Berasategui (tre stelle Michelin) e poi La Francia con lo chef Alain Solivérè a Parigi. E dopo lui, Alain Ducasse ed il suo gusto per il dettaglio e ancora Paola Budel ed Enrico Crippa. Oggi più che mai credo della formazione continua e nel lavorare sempre con la mente aperta, cercando di fare almeno, ogni anno, un “viaggio” fuori dal proprio ristorante. Quest’anno, ad esempio, ho avuto una bellissima esperienza al Noma di Copenaghen. Sono stato fortunato, perché nel mio essere uno “Chef errante” ho avuto la possibilità di incontrare tante identità che mi hanno lasciato un segno e hanno stimolato la mia personale visione della cucina che ho potuto esprimere pienamente entrando a Villa D’Amelia nel 2006″.

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Mosaico di Fassona salsa al foiegras

La tua è cucina classica, compiuta ed elegante ma allo stesso tempo pronta a sperimentare e sempre attenta al gusto del pubblico e non solo, anche rispettosa nei confronti di una storia del territorio che non deve essere stravolta: come hai fatto da pugliese a entrare così profondamente nella cultura dell’Alta Langa?
“Con grande rispetto. È un onore per me, pugliese d’origine e ormai piemontese di adozione, poter maneggiare il tartufo nobile, l’agnello della Valle Stura, carne di vitello Fassone e il piccione di Greppi che ho interpreto in un piatto attraverso un arrosto con funghi porcini, uova di salmone e spuma di te soda. La parola d’ordine è una cucina di rivisitazione alchemica che si fa interprete di un viaggio tra cultura e territorio dell’Alta Langa e le esperienze intense che ho vissuto senza stravolgere il gusto nel piatto.
Venendo al Damiano Nigro Ristorante, gli ospiti hanno anche la possibilità di soggiornare al Relais Villa D’amelia, qual è l’esperienza che rende memorabile il soggiorno da voi?
Nella nostra “casa” prendiamo gli ospiti “per mano”, guidandoli in un percorso di gusto all’insegna dell’alta cucina con l’intenzione di rendere memorabile, attraverso i nostri racconti, i piatti e le creazioni, sintesi di un luogo magico: l’Alta Langa. Quello che vogliamo offrire durante il soggiorno dei nostri ospiti è un vero e proprio “viaggio” nel territorio con il suo carattere deciso e i suoi colori forti. La possibilità di vivere all’interno di una costruzione tipica come la Cascina di Villa D’Amelia con la sua atmosfera ottocentesca e i suoi comfort, permette all’ospite di immergersi in un luogo armonioso, dove il tempo e i sensi si riprendono i loro ritmi naturali aprendosi a esperienze intense e cariche di senso e dove la nostra cucina diviene un modo per rendere tutto ancora più memorabile. Stiamo lavorando insieme alla Food Designer Ilaria Legato per fare in modo che il nostro progetto di ospitalità divenga sempre più rappresentativo del territorio rafforzando il circolo virtuoso tra tutti gli attori di questa terra meravigliosa: l’alta Langa e la sua narrazione”.

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