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Bloody Mary: l’icona Pop della Mixology dal nome “agghiacciante”

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In alcune parti del Regno Unito, lo si gusta persino di mattina, in altre è usato per curare l’hangover, per il mondo della Mixology è una vera e propria icona.
Parliamo del Bloody Mary, il cocktail a base di vodka, succo di pomodoro e con l’aggiunta di spezie, conosciuto per il suo aspetto corposo, il suo colore sanguigno, divenuto così famoso che presto ne sono nate versioni diverse, persino analcoliche.
A inventarne la ricetta pare sia stato il barman francese del New York Bar, Fernand Petiot intorno agli anni Trenta quando, partito per gli States, arrivò al St. Regis Hotel di New York. Questa però è solo una versione dell’origine del Bloody Mary, perchè una seconda, invece, affida la paternità del cocktail all’attore George Jessel, che ebbe un’intuizione durante una vacanza a Palm Beach nel 1939.
Ma quando si nomina Bloody Mary, non si può non andare con la mente alla leggendaria e sanguinaria Regina d’Inghilterra Maria Tudor I, che, per ristabilire il cattolicesimo nel Regno Unito, fece condannare a morte gli oppositori protestanti.
Un’altra storia ci riporta alla tragica fine di una ragazza di nome Mary. Pare che che Mary fu sepolta viva per errore e che prima di morire avrebbe lanciato una maledizione. Chi avesse pronunciato per 3 volte il suo nome di fronte ad uno specchio illuminato da una luce di candela, avrebbe visto riflessa l’immagine di una strega coperta di sangue. Al di là del nome e delle sue incerte origini, il Bloody Mary è senza dubbio un cocktail iconico, entrato di diritto non solo nel mondo del bartending ma anche nella cultura Pop e nell’immaginario di molte generazioni.
La sua fama internazionale lo ha visto protagonista sia del piccolo che del grande schermo, occupando le storie televisive dei Jefferson, dove mamma Louise beve regolarmente il Bloody Mary, così come pure nella Sit-com “Ugly Betty” viene offerto dalla signora Claire Meade a Betty, dopo avergli confessato di aver ucciso l’amante. Nel film “Miami supercops” l’agente Steve Forrest, interpretato da Bud Spencer, ordina un Bloody Mary, chiamandolo erroneamente Bionda Mary.
Nel film del 2001 “I Tenebaum”, Richie, interpretato da Luke Wilson, beve spesso questo cocktail che, nel romanzo “Il diario di Bridget Jones”, è una sorta di ossessione per Bridget e le sue amiche. Non troppo speziato è quello richiesto a Pascal Sauvage dall’agente Johnny nel film “Johnny English”.
E persino nella canzone “Romantico a Milano” dei Baustelle, il protagonista scola quasi centomila amari e Bloody Mary. A parlare del drink per la prima volta nel 1939 sul New York Herald Tribune fu il giornalista enogastronomico Lucius Beebe.
La versione originale ideata da Petiot del cocktail Bloody Mary prevede, oltre alla vodka e al succo di pomodoro, anche sale, pepe di Cayenna, pepe nero, tabasco, uno strato di salsa Worcester, succo di limone e ghiaccio tritato.
Col tempo si sono affiancate alla versione originale delle varianti, anche molto popolari, come l’analcolico Virgin Mary, il Ruddy Mary preparato col gin al posto della vodka e il Bloody Geisha, diffuso in Giappone che utilizza il sake come parte alcolica.

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