Quando si parla di eccellenza vinicola italiana, il nome Antinori brilla tra le stelle del firmamento enologico. Con oltre 600 anni di storia e 26 generazioni dedite all’arte della viticoltura, la famiglia Antinori ha saputo costruire un’eredità ineguagliabile, fondata su una perfetta fusione tra tradizione e innovazione. Dal Chianti Classico alla rivoluzione del Tignanello, dall’Osteria di Passignano fino ai progetti di sostenibilità, il marchio Antinori incarna il meglio dell’enogastronomia toscana e non solo.
La storia della famiglia ha inizio nel 1385, quando Giovanni di Piero Antinori entra a far parte dell’Arte dei Vinattieri di Firenze, segnando l’avvio di un viaggio straordinario nella produzione vinicola. Nel corso dei secoli, gli Antinori hanno contribuito in maniera significativa alla definizione dell’identità del vino toscano, dal supporto alla delimitazione della zona del Chianti Classico nel 1716 fino alla creazione di etichette leggendarie come Villa Antinori e Tignanello.
Oggi, la famiglia continua a mantenere saldi i valori che l’hanno resa un’icona del settore: rispetto del territorio, ricerca della qualità assoluta e apertura alle nuove sfide del mercato. L’equilibrio tra innovazione e tradizione, pilastro della filosofia Antinori, si riflette nelle scelte enologiche e gastronomiche, dalle cantine all’alta ristorazione.
Avere il privilegio di incontrare la famiglia Antinori è stato fare un viaggio straordinario in una profumata e antica tradizione di una delle realtà di settore più eccellenti in Italia e nel mondo, approfondendo l’impegno verso la qualità, la sostenibilità e il futuro del vino italiano.
La famiglia Antinori ha una tradizione vinicola che si tramanda da oltre 600 anni. Qual è il segreto per mantenere vivo questo patrimonio nel tempo?
Come azienda familiare, abbiamo sempre avuto una visione di lungo periodo. Cerchiamo di garantire alle generazioni future le condizioni per produrre vini sempre migliori,
bilanciando tradizione e innovazione. Si semina, con pazienza, con l’obiettivo di rendere l’azienda sempre più solida e sempre più pronta a fronteggiare le immancabili
intemperie. Ci siamo riusciti grazie all’ equilibrio tra tradizione e innovazione, l’una al servizio dell’altra, che conta tra i suoi principali valori, la grande passione per il vino, la prudenza, tipica degli agricoltori, e la pazienza, necessaria per non fare compromessi a discapito della qualità.
La Badia di Passignano è un luogo simbolico per il Chianti Classico. Quale legame profondo unisce questo luogo alla vostra storia e alla produzione vinicola?
È presente un vero e proprio rapporto intimo e personale tra la nostra famiglia e territorio d’origine, il Chianti Classico, a cui siamo da sempre profondamente legati. Un territorio in cui abbiamo sempre creduto e che abbiamo contribuito a valorizzare, esaltandone le peculiari caratteristiche attraverso scelte talvolta innovative, talvolta coraggiose, ma sempre nel pieno rispetto delle tradizioni e della sua identità. Un percorso iniziato nel 1716 con il mio antenato Antonio Antinori, membro della commissione eletta da Cosimo III de’ Medici per la definizione dei confini di produzione del Chianti, e proseguito secoli dopo, nel 1928, con la nascita di Villa Antinori, etichetta simbolo di Casa Antinori e primo vino dell’azienda a entrare nel Consorzio del Chianti (oggi Consorzio del Chianti Classico).
Una storia che ha segnato una svolta nel 1971 con la nascita di Tignanello, avviando quello che sarà poi definito il “Rinascimento del vino italiano”. La vendemmia del 1988 ha dato vita a Badia a Passignano, il primo Sangiovese in purezza prodotto da Marchesi Antinori.
L’Osteria di Passignano è l’ennesimo esempio di questo legame. Questa sorge in uno dei borghi medievali del Chianti Classico, all’ombra della storica abbazia di Badia a Passignano. È nata nel 2000 dall’incontro tra la famiglia Antinori, proprietaria dei vigneti che danno origine al Badia a Passignano D.O.C.G. Gran Selezione, e Marcello
Crini, profondo conoscitore e appassionato della cultura enogastronomica toscana. Sin dall’inizio, la filosofia del ristorante è stata improntata sulla ricerca della massima
qualità, unendo grande tradizione e desiderio di innovazione.
Questo impegno ha permesso all’Osteria di Passignano di mantenere con continuità la Stella Michelin dal 2007, diventando un punto di riferimento nel Chianti Classico.
Non un traguardo, ma l’inizio di un percorso fatto di studio e sperimentazione, sempre al servizio delle materie prime – le vere protagoniste – la cui eccellenza e altissima qualità restano una costante nella filosofia del ristorante. Un’innovazione continua, senza mai dimenticare le antiche tradizioni e le radici chiantigiane.
L’Orto Bioattivo di Badia è un progetto innovativo che punta a valorizzare i sapori autentici e la qualità nutrizionale dei prodotti. Da dove nasce questa idea e che ruolo gioca nella vostra visione di sostenibilità?
L’Orto di Badia, elemento della tradizione toscana ed espressione del valore agricolo della zona del Chianti Classico è situato accanto alle mura millenarie della Badia di Passignano. Dal 2020, da qui nascono le ispirazioni e le idee per nuove creazioni e suggestioni gustative. Grazie al microclima unico l’Orto di Badia diventa l’habitat ideale per coltivazioni antiche e rare, difficilmente reperibili altrove, ma che, sapientemente utilizzate, riescono a regalare un’esperienza sensoriale unica. Il metodo dell’orto bioattivo, ideato dall’ agronomo Andrea Battiata, riproduce un terreno il più vicino possibile a quello dei boschi. È un orto rialzato che si ispira all’hortus conclusus medievale e consiste in una stratificazione di terra vulcanica, compost vegetale e lombricale, concime naturale da fermentazione di altre piante, funghi micorrizici e polvere di roccia con microrganismi. Non è necessario rimuovere il terreno. Il suolo così composto è naturalmente ricchissimo di organismi e pertanto si crea un humus che produce ortaggi sani e con un alto valore nutrizionale. Battiata lo definisce il sistema delle 3 M (Materia organica, Minerali, Microrganismi). Da questo nasce la visione di sostenibilità. Le verdure utilizzate sono infatti quasi esclusivamente dall’Orto di Badia, rendendo sostenibile il reperimento di materie prime per il ristorante e il loro stesso utilizzo nella creazione dei piatti.
L’attenzione alla sostenibilità è sempre più centrale nel mondo del vino. Quali sono i passi concreti che la Cantina Antinori ha intrapreso per ridurre l’impatto ambientale della produzione?
L’essere eco-sostenibile, l’attaccamento alla terra e il rispetto dei suoi frutti sono valori che nella nostra famiglia si tramandano da 26 generazioni. Per questo la nostra
conduzione in vigna non può che essere orientata alla sostenibilità, di cui gli elementi fondamentali sono il rispetto del territorio e degli equilibri naturali che lo compongono e l’attenzione al mantenimento di tali equilibri, tutto ciò gestito con un approccio artigianale. Certamente alcuni aspetti agronomici quali densità di impianto, sistema di allevamento, gestione del suolo e dell’acqua, porta innesti e tanto altro debbono essere aggiornati e adattati alla varietà e alla situazione ambientale, così come alcuni processi di cantina.
Il restyling degli spazi interni dell’Osteria di Passignano rappresenta un’evoluzione estetica e funzionale. Come nasce questo progetto e cosa volete trasmettere ai visitatori?
Abbiamo fatto una riapertura all’insegna del rinnovamento, in tre dei suoi principali elementi: l’immagine del ristorante, la proposta gastronomica e la brigata. Ad accogliere gli ospiti, una sala ripensata con nuovi ambienti e arredi, caratterizzata da linee geometriche e colori netti nei toni dall’ocra, al porpora, fino al blu. Un “Medioevo rinnovato e contemporaneo”, omaggio alla Badia di Passignano che sorge proprio accanto all’Osteria, dalle cromie decise e le linee essenziali. Un richiamo alla cucina di Osteria, con cui la sala è in completa sincronia e continuità. Il rinnovamento prosegue nel menu, scandito dal ritmo delle quattro stagioni, che vede al centro della proposta gastronomica l’Orto di Badia.
Il Chianti Classico è uno dei vostri marchi di fabbrica. Cosa rende questo territorio così speciale e come riuscite a valorizzarlo attraverso i vostri vini?
Il Chianti Classico è il territorio dove i miei avi, più di 600 anni fa, hanno cominciato a interessarsi a questa attività e che ancora oggi rappresenta per noi una priorità assoluta. Noi crediamo in questa denominazione, vuoi per la qualità dei suoi vini, vuoi per la bellezza unica del suo territorio, e per la sua storia. Per questo abbiamo investito nel Chianti Classico Fiorentino e in quello Senese (Gaiole e Castellina).
Il Consorzio del Chianti Classico, il più antico d’Italia, svolge un ruolo decisivo per la valorizzazione del territorio e dei suoi prodotti. La collaborazione tra la cantina e l’Osteria di Passignano sembra essere un esempio perfetto di sinergia tra vino e cucina. Quali sono i benefici di questo legame per i clienti e per la vostra immagine?
La perfetta sinergia tra vino e cucina si racchiude nell’esperienza completa di visita all’antica abbazia medievale e i suoi terreni. In questo luogo, gli ospiti possono percorrere la nascita, il cambiamento e l’evoluzione dei prodotti del territorio e del vino culminando l’esperienza enogastronomica nell’Osteria di Passignano. Per noi questa è espressione di eccellenza e altissima qualità.
Il turismo enogastronomico sta crescendo rapidamente. Come accogliete i visitatori nelle vostre strutture e quali esperienze uniche offrite loro?
La prima volta che abbiamo aperto le porte ai visitatori è stato nella nostra cantina Antinori nel Chianti Classico, inaugurata nel 2012. Questo è stato il primo progetto nel quale abbiamo deciso di studiare delle esperienze di ospitalità: dalla visita della cantina, alla degustazione e all’offerta gastronomica, con il ristorante “Rinuccio 1180” situato sulla terrazza della cantina.
Guardando al futuro, quali sono i prossimi obiettivi per la Cantina Antinori? Avete in mente nuovi progetti o mercati da esplorare?
Il futuro della famiglia vedrà un impegno sempre maggiore con proprio territorio natio, quello del Chianti Classico, con cui condividiamo un profondo legame.
Quest’anno escono infatti 3 nuove Gran Selezione nella vendemmia 2021, guidate dall’utilizzo del Sangiovese come unico interprete, e capaci di rappresentare, insieme a Badia a Passignano, le differenze di 4 terroir e UGA distinte: Castellina, Gaiole, San Casciano e San Donato. Questi vini, prodotti in un numero limitato di bottiglie, sono l’emblema e la motivazione per cui Antinori produce vino da oltre sei secoli.
Come immaginate il ruolo della vostra cantina nel panorama internazionale del vino nei prossimi anni?
L’Italia è sempre stato il nostro mercato più importante, seguito da Stati Uniti ed Europa. Guardando agli anni passati, la nostra azienda, così come tutto il comparto, ha dimostrato una buona capacità di adattamento. Il percorso saldamente tracciato in questi anni, grazie a linee guida e strategie aziendali a lungo termine, non si ferma; per questo vediamo una costante crescita organica, volta alla valorizzazione e continuo sviluppo della qualità dei nostri vini.
C’è un messaggio particolare che vorreste condividere con chi ama il vino e la vostra storia?
Il messaggio per le generazioni future è prima di tutto, essere aperti al mondo e, soprattutto, curiosi; capire quello che succede e cercare di non rimanere mai indietro, ma di essere sempre avanti.
Ph. Credits: Sara Matthews